The Beatles
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The Beatles | ||
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Da sinistra in alto, in senso orario: John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr eGeorge Harrison (febbraio 1964) | ||
Paese d'origine | Inghilterra | |
Genere | Rock[1][2] Beat[3][4] Pop[5] | |
Periodo di attività | 1960-1970 (Progetto The Beatles Anthology negli anni 1995/1996) | |
Etichetta | Parlophone Parlophon Capitol Apple Vee Jay Polydor Swan Tollie United Artists | |
Album pubblicati | 23 | |
Studio | 10 | |
Live | 2 | |
Colonne sonore | 3 | |
Raccolte | 8 | |
Sito web | beatles.com | |
The Beatles è stato un gruppo musicale rock inglese,[6] originario di Liverpoole attivo dal 1960 al 1970. La formazione ha segnato un'epoca nella musica, nel costume, nella moda e nella pop art.[5] Ritenuti un fenomeno di comunicazione di massa di proporzioni mondiali[7] a distanza di vari decenni dal loro scioglimento ufficiale – e dopo la morte di due dei quattro componenti – i Beatles contano ancora un enorme seguito e numerosi sono i loro fan clubesistenti in ogni parte del mondo.[8]
Hanno venduto a livello mondiale un totale di circa 220 milioni di copie fra album, singoli e musicassette, di cui oltre 170 milioni entro i confini statunitensi[9], risultando fra gli artisti di maggior impatto commerciale fino ad oggi e, negli Stati Uniti, quelli con il maggior numero di vendite. Inoltre, per la rivista Rolling Stone, i Beatles sono i più grandi artisti di tutti i tempi.[10]
L'aura che circonda lo sviluppo del loro successo mediatico e che ha favorito la nascita della cosiddetta Beatlemania e lo straordinario esito artistico raggiunto come musicisti rock sono inoltre oggetto di studio di università, psicologi e addetti del settore.[11][12][13][14]
Nei loro anni di attività sono stati ufficialmente autori di 186 canzoni.[15]
Indice
- 1Storia del gruppo
- 2Stile musicale
- 3Fra realtà e mito
- 4Importanza musicale e culturale
- 5Formazione e collaboratori
- 6Il quinto Beatle
- 7Discografia
- 8Filmografia
- 9Videografia
- 10Apparizioni televisive
- 11Premi e riconoscimenti
- 12Note
- 13Bibliografia
- 14Voci correlate
- 15Altri progetti
- 16Collegamenti esterni
Storia del gruppo
Gli anni della formazione (1957-1960)
La storia dei Beatles ha inizio sabato 6 luglio 1957: in quella data, nella chiesa di St Peter a Liverpool, in occasione della festa annuale della parrocchia, era in corso un'esibizione dei Quarrymen, un gruppo skiffle di cui era leader il sedicenne John Lennon. Ivan Vaughan, già compagno delle elementari di John ed ex componente della band, gli presentò il quindicenne Paul McCartney, all'epoca suo compagno di scuola al Liverpool Institute. Paul si presentò suonando Long Tall Sally di Little Richard e Twenty Flight Rock di Eddie Cochran.[16] Durante le sue esibizioni, John usava cambiare parole e accordi a suo piacimento; oltre che dall'abilità di Paul alla chitarra, rimase quindi colpito dalla sua memoria, dato che ricordava alla perfezione i testi delle canzoni che eseguiva.[17] Sebbene John ben sapesse che invitare Paul a far parte del gruppo avrebbe significato condividerne la leadership, si risolse ben presto a farlo entrare nei Quarrymen.[18][19] Pete Shotton fu incaricato di invitarlo; Paul McCartney accettò, dicendo però che si sarebbe unito al gruppo dopo le vacanze.[20]
Alcuni mesi dopo l'ingresso nel gruppo di Paul, questi contattò per un'audizione un altro ragazzo che con lui frequentava il Liverpool Institute, l'amico e compagno di scuolabus George Harrison. Lennon ammise George nel gruppo in seguito a un provino che ebbe luogo proprio su un autobus, dopo averlo ascoltato cimentarsi in un pezzo strumentale, Raunchy.[21] Nel gennaio del 1960 fu un compagno di John all'Art College, lo scozzese Stuart "Stu" Sutcliffe, a divenire il bassista dei Quarrymen. Pittore di grande talento, acquistò un basso Höfner dopo aver venduto il suo primo quadro.[22] La notte del 16 agosto dello stesso anno, prendendo spunto dai Crickets di Buddy Holly (grilli, in inglese),[23] Lennon e Sutcliffe inventarono il nome Beatles, che venne assunto dal complesso – dopo essere passato per Johnny and The Moondogs, Beatals, Silver Beetles e Silver Beatles.[24]
All'inizio della loro carriera, i Beatles mancavano di un batterista fisso; a loro si unì per un breve tempo il batterista trentaseienne Tommy Moore, che li lasciò dopo una tournée in Scozia come gruppo di spalla del cantante Johnny Gentle.[25]Soprattutto Sutcliffe aveva difficoltà a suonare il basso in modo soddisfacente, tanto da dover spesso suonare di spalle.[26]Per una serie di fortunate coincidenze, poiché altri gruppi di Liverpool non erano disponibili, il loro primo manager, Allan Williams, propose loro una scrittura ad Amburgo[27] – dove un'altra band di Liverpool, Derry and the Seniors, stava esibendosi con successo – a condizione che si dotassero di un batterista fisso.[28] Un giorno di agosto, al Casbah di Mona Best, notarono il figlio della proprietaria, Pete Best, che col suo gruppo, i Blackjacks, si esibiva alla batteria. Ritenuto idoneo, fu reclutato pochi giorni prima di partire per Amburgo.[29]
Il periodo di Amburgo (1960-1962)
Ad Amburgo iniziò una vera trasformazione: costretti dall'esigente titolare dell'Indra, il locale dove si esibivano (al numero 64 di Große Freiheit, una laterale della Reeperbahn, la via a luci rosse del quartiere di St. Pauli) a lunghe esibizioni in cui dovevano produrre il massimo volume, la loro musica acquistò potenza e consapevolezza.[30] In quel periodo si formarono lo stile e il repertorio che avrebbero caratterizzato i primi anni della loro attività e secondo una teoria[31] – successivamente contraddetta dall'interessato[32] – iniziò a emergere la volontà di Paul di prendere il posto di Stuart al basso. La prima volta che il gruppo si esibì con un contratto a nome "The Beatles" fu proprio ad Amburgo, il 17 agosto 1960.[33]
A fine novembre furono costretti a tornare a Liverpool a causa di alcuni problemi con la polizia tedesca, imbeccata dal primo impresario che li aveva ingaggiati, ma che essi avevano in seguito lasciato per un contratto più vantaggioso. George era minorenne e non poteva lavorare legalmente; Pete e Paul, trasferitisi nella sistemazione procurata dal loro nuovo datore di lavoro, rientrando nottetempo nel loro vecchio e precario alloggio per prendere le loro cose illuminarono la stanza dando fuoco a un profilattico appeso alla parete e incendiando così le tende, evento che provocò il loro arresto e quindi l'espulsione.[34] Tuttavia, pochi mesi dopo ritornarono ad Amburgo con un contratto firmato senza l'intermediazione del loro manager, grazie agli estimatori che si erano conquistati e lì si esibirono dal 1º aprile al 1º luglio 1961.[35]
Nella terza spedizione nella città tedesca – che ebbe luogo nell'aprile-maggio 1962[36] – si iniziò a delineare la definitiva formazione del gruppo. Stuart Sutcliffe, ammesso all'Accademia d'arte di Amburgo, lasciò la musica per dedicarsi alla pittura, suo vero interesse, e al basso subentrò Paul McCartney.[37] Cambiò anche il loro look: i capelli pettinati in avanti con la frangetta, le giacche di pelle e senza risvolti, il tutto completato da stivaletti ("i Beatles boot"), furono il contributo all'immagine dei Beatles dato dalla fidanzata tedesca di Stuart, Astrid Kirchherr.[38] Il gruppo ritornò ad Amburgo per l'ultima trasferta a metà dicembre 1962, esibendosi fino alla fine dell'anno allo Star-Club. Con questi ultimi concerti, i Beatles avevano collezionato un totale di 800 ore sui palcoscenici tedeschi.[39]
Gli esordi in studio (1962-1963)
Tornati a Liverpool dalla prima trasferta amburghese, i Beatles colpirono i loro fan per la trasformazione estetica, musicale e professionale[40]. Cominciarono a suonare in un locale in Matthew Street, il Cavern Club, dove, con la loro grinta e disinvoltura sul palco,[41] richiamavano un vasto pubblico formato in gran parte da frenetiche ammiratrici.[42]
Presto trovarono un manager in Brian Epstein, che all'epoca gestiva un negozio di elettrodomestici e dischi. Incuriosito dalla richiesta da parte di un cliente di My Bonnie – un disco registrato dal gruppo in Germania in cui essi accompagnavano il cantante solista Tony Sheridan – e incoraggiato dal fatto che si esibissero al Cavern Club a poca distanza dal suo negozio, ci andò per conoscerli.[43][44]Colpito dal loro carisma e dal richiamo di pubblico, si offrì di fare loro da manager. Anche per il fatto di aver rotto con il loro primo impresario, Allan Williams, e limitandosi la loro attività quasi esclusivamente agli spettacoli quotidiani al Cavern, dopo un'iniziale esitazione accettarono. Da parte sua Epstein riuscì ad allargare il giro delle loro scritture: si impegnò a ripulirne l'immagine,[45] insegnando loro anche il celebre inchino all'unisono da sfoggiare nei concerti,[46] per poi ottenere un provino ai Beatles con la Decca Records il giorno di capodanno del 1962.[47]
Fu così che Mike Smith, osservatore della Decca Records, partì alla volta di Liverpool per ascoltare i Beatles e un altro gruppo locale, rimanendo favorevolmente impressionato dalle loro esibizioni al Cavern Club.[48] Giunti a Londra per l'audizione dopo un viaggio disastroso e una notte passata male, irritati e nervosi, i Beatles – malconsigliati da Brian Epstein nella scelta dei brani – eseguirono la parte meno eccitante del loro repertorio,[49] conservato per la storia nelle registrazioni rimaste nell'archivio della casa discografica.[50][51] Nonostante il gradimento di Smith, la Decca preferì mettere sotto contratto un altro gruppo – Brian Poole and the Tremeloes – per il fatto che quest'ultimo nelle audizioni in studio si era dimostrato migliore.[52] L'errore di valutazione divenne epocale.[53] Un paio d'anni dopo, la stessa Decca, per ironia della sorte su raccomandazione di George Harrison, mise sotto contratto i Rolling Stones,[54] pur non essendo in un primo momento convinta, proprio perché memore dell'errore commesso con i Beatles.
Dopo questo insuccesso, Brian Epstein pensò che per dare un tocco di maggiore professionalità e colpire maggiormente i discografici fosse più convincente presentarsi con un disco piuttosto che con dei nastri.[55] Si recò perciò nel celebre negozio HMV in Oxford Street a Londra, dove il tecnico Jim Foy, addetto alla realizzazione dell'acetato, rimase favorevolmente impressionato dalla musica che aveva sentito e indirizzò il manager dei Beatles a Sid Coleman, dirigente della EMI.[56] Fu solo l'insistenza di Brian Epstein e il fatto che egli fosse, con il negozio di famiglia NEMS (North End Music Stores), un importante distributore nel nord dell'Inghilterra, a convincere i responsabili della EMI, che demandarono aGeorge Martin il compito di ascoltare qualche traccia incisa dai Beatles.[57][58]
Martin, all'epoca, era responsabile per la EMI dell'etichetta sussidiariaParlophone, che si occupava di jazz e musica classica. Era quindi piuttosto lontano dal genere musicale dei Beatles,[59] ma avendo ascoltato su insistenza di Epstein parte del materiale da essi prodotto, si convinse che si potesse trarre qualcosa di buono dal gruppo e ritenne che valesse la pena dare loro un'occasione, concedendo al quartetto un'audizione che si tenne il 6 giugno 1962.[60] Nello Studio Tre di Abbey Road a Londra furono registrati quattro pezzi, tra cui una versione del classico Bésame mucho cantata da Paul e tre composizioni originali: Love Me Do, P.S. I Love You e Ask Me Why, dalle quali l'assistente di studio di George Martin, Ron Richards (che si fece carico della seduta di registrazione in attesa dell'arrivo di Martin) rimase positivamente impressionato.[61]
Fu solo a quel punto che i Beatles poterono avere un vero contratto discografico, anche se non molto conveniente per loro.[62] Quando il 4 settembre 1962 i Beatles si ripresentarono nella sala d'incisione di Abbey Road, Ringo Starr sostituiva Pete Best alla batteria. Subito dopo l'audizione di giugno, infatti, George Martin, insoddisfatto delle caratteristiche strumentali di Best, aveva detto a Brian Epstein che avrebbe preferito un turnista per le registrazioni in studio.[63] Pete Best aveva inoltre un carattere introverso e condotte che compromettevano l'unità della formazione, specialmente nel contesto di Amburgo: a differenza degli altri tre rifiutava di assumere pastiglie eccitanti e di adottare la nuova pettinatura. C'è chi pensa anche che abbia giocato la gelosia: il seguito di ammiratrici di Best era assai folto e questo minacciava le ambizioni di conquiste femminili da parte del resto del gruppo.[64] Comunque sia, non si era creato un grande affiatamento con gli altri componenti.[65] In aggiunta, John, Paul e George conoscevano già Ringo per averlo incrociato ad Amburgo quando suonava con il gruppo Rory Storm and the Hurricanes; e il batterista conosceva il loro repertorio, in quanto aveva occasionalmente sostituito Best.[66] Sotto la pressione di George Martin, Starr fu perciò considerato dai tre l'elemento adatto alla sostituzione definitiva, avvenuta il 16 agosto.[67][68]
Per la sessione del 4 settembre, Martin aveva trovato loro una canzone con cui pensava potessero scalare la classifica delle vendite: il titolo del pezzo era How Do You Do It?, di Mitch Murray. Tuttavia, i Beatles fecero chiaramente capire che volevano registrare materiale di loro composizione.[69] Così, dopo l'esecuzione di How Do You Do It?, si passò a incidereLove Me Do. Ascoltando la registrazione di quel giorno, il produttore considerò la prova di Ringo Starr poco soddisfacente e perciò per la sessione in studio della settimana successiva provvide a sostituire Ringo con il turnista Andy White, che suonò la batteria in Love Me Do e in P.S. I Love You. Ringo si adattò a suonare il tamburello come rinforzo al rullante in Love Me Do, mentre in P.S. I Love You era alle maracas.[70]
Love Me Do venne pubblicata come singolo nella versione con Ringo Starr, mentre la versione dell'album vide White alla batteria.[71] Il disco, a cui la EMI riservò scarsissime attenzioni promozionali,[72] raggiunse il diciassettesimo posto nelle classifiche di vendita del Regno Unito e a Liverpool vendette moltissimo. Una leggenda vuole che il successo di vendite a Liverpool fosse dovuto all'acquisto da parte di Brian Epstein di migliaia di copie del disco. A quarant'anni di distanza, quello che sembrava solo un episodio leggendario fu invece confermato da Alistair Taylor, a quel tempo assistente di Epstein.[73]
Please Please Me fu il loro secondo 45 giri e raggiunse il primo posto della hit parade inglese.[74] Sarebbe stato il primo degli innumerevoli singoli di successofirmati Lennon-McCartney. Il successo del brano iniziò a far conoscere il gruppo su scala nazionale: uscito l'11 gennaio 1963, ebbe subito recensioni positive.[75]
Due mesi dopo la pubblicazione di Please Please Me, il 22 marzo uscì l'album omonimo, che vendette subito 500.000 copie e raggiunse il primo posto nella classifica di vendita britannica degli LP.[76] Questo 33 giri, che vedeva un'originale copertina con la loro foto in costume di scena affacciati, baldanzosi e sorridenti dalla ringhiera della casa editrice della EMI in Manchester Square,[77] fu di fatto il primo passo del loro ingresso nella storia della musica. Notevole era il fatto che per la prima volta non si trattava di cover raffazzonate alla buona per mettere insieme il formato a 33 giri, come era comune per sfruttare rapidamente singoli di successo; otto brani su quattordici erano infatti di loro composizione.
L'album seguente, With the Beatles, fu pubblicato il 22 novembre 1963 ed ebbe un consenso talmente grande, sia di pubblico sia di critica, che non fu nemmeno necessario promuoverlo con l'uscita di un singolo.[78] La copertina era decisamente artistica e originale,[79] così come i sette brani firmati Lennon-McCartney e il primo firmato da Harrison intitolatoDon't Bother Me. Divennero celeberrime All My Loving, ripresa da molti altri artisti, e I Wanna Be Your Man, con la quale i Rolling Stones centrarono il loro primo successo commerciale. Intanto, a fianco dell'intensa attività in studio, si susseguivano senza sosta i concerti e i tour in varie nazioni del mondo.
La scalata al successo e le tournée (1963-1966)
Il 1963 rappresentò l'anno in cui esplose la popolarità del gruppo. Ad essa concorsero le loro produzioni musicali, i concerti in speciali occasioni (il Val Parnell's Sunday Night at the London Palladium e la storica esibizione al Royal Variety Performance, alla presenza dei reali inglesi), le apparizioni televisive. Testimonianza del boom della celebrità è fra l'altro l'andamento delle adesioni al Beatles fan club; all'inizio del 1963 gli aderenti ammontavano a un migliaio, alla fine dello stesso anno il numero degli iscritti era salito vertiginosamente a ottantamila.[80] Al termine di quell'anno i giornali inglesi riconoscevano quasi unanimi le qualità del gruppo.[81]
« I compositori inglesi più straordinari del 1963 sono, a tutti gli effetti, John Lennon e Paul McCartney... Le settime maggiori e le none si integrano così bene nelle loro canzoni da far pensare che armonia e melodia nascano insieme. » |
(William Mann, dal quotidiano The Times, 1963[82]) |
Una parte rilevante per la diffusione dell'immagine del gruppo fu costituita dalle tournée. Per la seconda volta dopo il 1960, la Scozia accolse i Beatles in un minitour dal 3 al 6 gennaio 1963. Questa esperienza permise ai quattro musicisti di uscire dalla routine delle esibizioni nello stesso club. John considerò il tour scozzese del 1963 «un sollievo. Cominciavamo a sentirci limitati, senza sbocchi. [...] L'esperienza di Amburgo era ormai superata».[83]
Ancora più motivante fu la tournée successiva come gruppo di spalla di Helen Shapiro che si svolse dal 2 febbraio al 3 marzo dello stesso anno e che toccò quattordici centri inglesi.[84] Il tour contribuì al definitivo amalgama di Ringo con gli altri tre Beatles e all'affiatamento del gruppo. John giudicò che «cambiare ogni sera locale fu un vero toccasana».[85]
Tornati a Liverpool il 4 marzo, dopo cinque giorni con altri artisti erano nuovamente in tournée – che sarebbe durata fino al 31 marzo – per le maggiori piazze inglesi, sempre più popolari fra il pubblico dei concerti, sempre più in risalto nei cartelloni pubblicitari e sempre più importanti, tanto da essere loro ad esibirsi in chiusura degli spettacoli.[86] A fine ottobre volarono in Svezia per il primo tour all'estero. Lì per una settimana alternarono incisioni radiofoniche, concerti dal vivo e registrazioni per il programma televisivo svedese Drop In. Consapevoli di dover conquistare il pubblico scandinavo, i Beatles si esibirono alla stazione radiofonica Karlaplansstudion in uno spettacolo di qualità eccellente.[87]
In seguito, con le apparizioni televisive negli show musicali,[88] la loro immagine innovativa, la pettinatura e i vestiti, essi conquistarono un istantaneo seguito tra gli adolescenti inglesi. Iniziò così la Beatlemania: ogni loro concerto fu presto caratterizzato dalle urla assordanti delle fan che rendevano impossibile ascoltare il suono che producevano.[89] Erano inoltre costretti a rocambolesche fughe per evitare l'assalto delle orde di ammiratrici.[90][91]
Risale al periodo 7-22 febbraio 1964 la prima trasferta intercontinentale in terra statunitense: i Beatles furono accolti all'aeroporto di New York da un enorme schieramento di fotografi e da scene di isteria collettiva dei diecimila fan urlanti,[92] e gli episodi di crisi isteriche, pianti e urla li seguirono nella prima settimana in cui si esibirono alla Carnegie Hall di New York e al Washington Coliseum di Washington D.C.[93]. Il 9 febbraio il quartetto fu protagonista di una prima puntata del programma Ed Sullivan Show, per poi spostarsi a Miami e registrarne una seconda[94]. Durante l'apparizione all'Ed Sullivan Show, il numero di crimini riportati a New York fu molto vicino allo zero e quelli minorili praticamente si azzerarono.[95] A tal proposito George Harrison affermò che «persino i criminali si sono presi dieci minuti di pausa in occasione dello show dei Beatles»,[96] prendendo spunto dalle notizie, forse un po' sensazionalistiche, apparse sui quotidiani anglo-americani dell'epoca. La tournée del febbraio 1964 è stata documentata, per quanto riguarda la parte relativa alla capitale Washington, anche da una serie di quarantasei fotografie rimaste a lungo inedite, scattate da un fotografo dilettante, Mike Mitchell, e battute all'asta da Christie's a New York City nel luglio 2011 per una cifra esorbitante.[97]
La prima esperienza americana diede modo ai Beatles di aggiornare la propria dotazione strumentale. Confidando nella pubblicità di ritorno, un nuovo basso Höfner venne offerto a McCartney, e la Rickenbacker regalò a Lennon l'ultimo modello della Capri 325 e ad Harrison una chitarra elettrica a dodici corde di recentissima produzione. Quest'ultimo strumento, usato da chitarristi blues quali Leadbelly e Ramblin' Jack Elliott, si sarebbe ben presto diffuso nel panorama della musica rock degli anni sessanta, impiegato fra gli altri da Animals, Moody Blues, Who, Beach Boys e Byrds.[98]
Dopo tre mesi passati in studio di registrazione, il gruppo intraprese un altro tour mondiale che nel giugno li vide suonare nel Nord Europa, poi a Hong Kong, Australia e infine Nuova Zelanda.[99] Ad Adelaide si accalcò una folla imponente, stimata in 300.000 persone, il più alto numero di presenze che mai si strinsero attorno ai quattro musicisti.[100]
Dal 19 agosto e per un mese, i Beatles si esibirono in venticinque concerti nelle principali città degli Stati Uniti in un tour che li vide raggiungere un altissimo indice di popolarità. L'isteria di massa in qualche caso degenerò senza che la polizia riuscisse ad arginare masse frenetiche che arrivarono ad invadere il palco, causando l'interruzione del concerto.[101] In quella fase creativa del gruppo, una parte di rilievo fu giocata dal loro incontro con le droghe "naturali". Durante la tournée, nella suite in cui alloggiavano i Beatles fecero conoscenza con il folk-singer americano Bob Dylan che, vistosi offrire delle pasticche sintetiche – del tipo che essi assumevano come stimolanti durante la gavetta di Amburgo –, propose ai quattro in alternativa «qualcosa di più naturale [...] un po' di marijuana»,[102] con risultati esilaranti per tutti.[103]
Dopo il tour autunnale in terra britannica, attesi spasmodicamente anche in Italia, dal 24 al 28 giugno del 1965 i Beatles effettuarono un minitour italiano[104]organizzato dall'impresario Leo Watcher e in ciascuno dei concerti – uno al pomeriggio e uno alla sera – suonarono per poco più di mezz'ora (preceduti da artisti rock italiani, molti dei quali della scuderia Carisch come Angela, Peppino Di Capri, Fausto Leali e i New Dada); nonostante la brevità delle esibizioni dei Beatles, i fan che accorsero ad ascoltarli al Velodromo Vigorelli di Milano, al Palasport di Genova e al Teatro Adriano di Roma ne rimasero entusiasti. In nessuna delle esibizioni si registrò il tutto esaurito[104] e fu quella l'unica volta che suonarono in Italia.
Nel giugno del 1965, nel pieno della loro carriera, venne annunciato che i componenti del complesso sarebbero stati insigniti della onorificenza di Membri dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla regina Elisabetta II.[105] La nomina avvenne a seguito di richieste popolari e fu sostenuta dall'allora Primo Ministro Harold Wilson.[106] La consegna dell'onorificenza avvenne il 26 ottobre 1965 a Buckingham Palace in un'atmosfera cordiale, stando a quanto riferito dagli stessi Beatles.[107] La motivazione ufficiale del riconoscimento fu di aver reso dei preziosi benefici alle esportazioni inglesi,[108] anche se in seguito furono riconosciuti i meriti musicali, culturali e sociali del quartetto di Liverpool.[109] Raramente nel passato la Gran Bretagna aveva esportato cantanti, canzoni e composizioni e ormai veniva considerata una colonia americana per la musica leggera[110] e una colonia italiana per il bel canto. Anni più tardi, nel 1969, Lennon avrebbe rinunciato alle onorificenze restituendo la medaglia alla regina, in un gesto clamoroso con cui intese protestare per il ruolo del Regno Unito nel Biafra e contro l'appoggio agli Stati Uniti in Vietnam e per il fatto che il suo discoCold Turkey non arrivò in cima alla hit parade.[111] Nel 1997, Paul McCartney fu invece promosso al grado di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico, il che comporta il diritto al titolo di Sir davanti al nome[112].
Instancabilmente proseguirono i loro tour dopo la pausa di quattordici giorni dovuta alla registrazione dell'album; nel secondo tour americano le scene di masse deliranti, composte soprattutto da ragazze urlanti, culminarono con lo storico concerto il 15 agosto 1965 allo Shea Stadium di New York, davanti ad un pubblico di 55.000 persone,[113] documentato nel film-documentario The Beatles at the Shea Stadium. In chiusura d'anno, il gruppo effettuò un tour trionfale in giro per la Gran Bretagna,[114] toccando per l'ultima volta la loro città natale.[115]
Il 1966 rappresentò un anno risolutivo per le esibizioni dal vivo dei Beatles. A cavallo fra giugno e luglio, dopo una puntata in Germania, i Beatles volarono in Giappone per cinque concerti a Tokio[116] e fecero l'ultima tappa nelle Filippine, dove si trovarono invischiati in una situazione difficile con la polizia locale.[117] In entrambi i Paesi asiatici, i Beatles vennero per la prima volta a contatto con l'aspetto sinistro e inquietante della popolarità, minacciati di morte da un'organizzazione studentesca di destra a Tokio e da sostenitori del presidente Marcos a Manila.[118]
Nel loro ultimo tour americano del 1966 subirono contestazioni da parte di alcuni gruppi di religiosi a causa di un'intervista resa a Maureen Cleave dell'Evening Standard, in cui John Lennon dichiarava la presunta maggiore popolarità e incidenza dei Beatles rispetto a quella di Gesù Cristo.[119][120] Neppure la benevola e assolutoria nota del Vaticano servì a stemperare l'asprezza del confronto.[121] I giornalisti li assillarono continuamente su questo tema finché Lennon riuscì a chiarire le sue tesi una volta per tutte e a calmare un po' le acque;[122] i quattro musicisti vissero però ugualmente l'ultima fase della tournée con il terrore di essere bersaglio di qualche attentato[123][124].
Stressati dal clima minaccioso[125] e logorati da anni di sfibranti tournée, i Beatles decisero che la loro ultima esibizione dal vivo sarebbe stata il concerto che tennero al Candlestick Park di San Francisco il 29 agosto del 1966.[126]
Verso la maturità musicale (1964-1965)
Nel tempo libero dagli impegni legati ai tour, i Beatles si dedicarono alle attività musicali in sala di registrazione e – in misura minore – alle esibizioni sul set cinematografico. Il 10 luglio 1964 venne dato alle stampe A Hard Day's Night: il film omonimo fu un vero e proprio tributo alla Beatlemania; l'idea portante era di riprendere trentasei ore della vita dei quattro musicisti nello stile di un documentario.A Hard Day's Night si rivelò il loro migliore album fino a quel momento[127] e per la prima volta un loro LP conteneva esclusivamente brani originali (fra l'altro tutti firmati dalla coppia Lennon/McCartney, caso unico nella discografia dei Beatles). Il disco viene ricordato anche per l'introduzione della Rickenbacker elettrica a dodici corde e del rivoluzionario stile, contemporaneo a quello dei Byrds di Roger McGuinn.[128]
L'affaticamento dovuto alle tournée che si susseguivano a ritmo battente causò il passo indietro di Beatles for Sale, uscito il 27 novembre 1964. Il titolo sardonico e allo stesso tempo emblematico, ideato da John Lennon, rifletteva le stesse impressioni del brano più gettonato che fu Eight Days a Week; la stanchezza aleggiava tra le note dell'album nonostante il più alto numero di cover presenti, sei, e per di più prese in prestito da autori della fama diBuddy Holly, Chuck Berry, Little Richard.[129] Per queste ragioni viene considerato l'album meno incisivo del gruppo.[130]
Tale lavoro fu però un passo necessario per consentire il percorso evolutivo musicale esplicato dapprima con Help!, altro album di supporto a un film omonimo. La pellicola risultò essere un successo commerciale e finanziario, ma un fiasco sotto il profilo artistico,[131] evidenziando più che altro il buon talento recitativo di Ringo Starr[132] e un certo disinteresse di John Lennon per le riprese[133] (proprio lui in seguito attore di primo piano nella pellicola Come vinsi la guerra). Il disco mise in evidenza da una parte la passione di Lennon per Bob Dylan manifestata nella ballata You've Got to Hide Your Love Away e la sua ricerca di testi sempre più elaborati e impegnati, dall'altra la continua ricerca di brani melodici e romantici, condotta da Paul McCartney e culminata in Yesterday.[134]
Help! fu pubblicato nell'agosto 1965 e solo quattro mesi più tardi la loro evoluzione li portò al risultato straordinario diRubber Soul,[135] album raffinato e ricercato in cui compare per la prima volta nella musica leggera occidentale il suono delsitar indiano, le cui sonorità presero il sopravvento sui temi trattati nei primi anni di carriera, volutamente non impegnati e frivoli, atti a conquistare più pubblico possibile.[136] Cominciò anche l'uso di stupefacenti come l'LSD, che avrebbero ispirato direttamente il testo e le suggestioni psichedeliche di molti loro brani[137]
Rubber Soul venne pubblicato nel dicembre del 1965. Paul McCartney confermò i suoi talenti in Drive My Car mentre conMichelle cantò un inno all'amore meritevole di innumerevoli cover e del Grammy Award alla canzone dell'anno; John Lennon compose in Norwegian Wood il quadretto di un'avventura extraconiugale; in Nowhere Man delineò un ritratto dell'uomo medio contemporaneo proteso verso falsi e inutili traguardi a causa della perdita del senso della vita; in Girl e In My Life la vena ironica si accostò perfettamente a quella romantica e a quella nostalgica.
La vetta artistica (1966-1967)
La maturità artistica del gruppo di Liverpool è da molti critici considerata il biennio 1966-1967. Nel 1966 venne pubblicato Revolver, che molti esperti ritengono un picco nella creatività dei Beatles.[138] Il nuovo LP iniziò la fase in cui la musica dei Beatles prendeva forma in lunghe e articolate sessioni in studio, con l'assistenza diGeoff Emerick, giovane tecnico assunto in EMI cinque anni prima all'età di 15 anni, piuttosto insofferente alle normative consolidate da anni ad Abbey Road riguardanti le metodologie da usare nella presa del suono. Emerick sfruttò con abilità tutte le risorse fornite dalla primitiva tecnologia dell'epoca, ne introdusse di assai innovative, e così vennero alla luce capolavori sul piano del suono che sarebbe stato impossibile riprodurre in concerti dal vivo.[139] Revolver parlò di amore, di droga, ma anche di tasse con il pezzo di apertura Taxman, critico verso i politici inglesi dell'epoca, composto e cantato da George Harrison. Parlò anche di morte: conTomorrow Never Knows di John Lennon che si era ispirato al Libro tibetano dei morti– con la voce immersa tra suoni di nastri riprodotti al contrario, anticipando Sgt. Pepper's – e con Eleanor Rigby di McCartney. I suoni si arricchirono di strumenti indiani e di molte altre innovazioni elaborate in studio in modo artigianale ma dalla grande resa finale.
Cominciarono gli anni delle lunghe sedute di registrazione in studio: non potendo riprodurre dal vivo le complesse sonorità dei brani presenti sui loro dischi a partire da Revolver, ma anche estenuati dalle tournée mondiali con tumultuose esibizioni in cui il suono del gruppo era letteralmente sommerso dalle urla delle fan[140] e preoccupati per le prime minacce piovute daifanatici religiosi,[141] i Beatles interruppero l'attività dal vivo e si dedicarono esclusivamente all'attività in studio di registrazione. Fu questa una scelta dolorosa per Brian Epstein, che si sentì a quel punto inutile e ingombrante.[142]
Il 1º giugno del 1967 fu pubblicato il disco considerato da molti il più importante della storia del rock: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, inizialmente pensato come un album a tema che avrebbe dovuto rievocare gli anni della loro infanzia e adolescenza a Liverpool. Il titolo nacque su idea di Paul McCartney, che voleva creare una nuova identità al gruppo.[143]Tuttavia, esigenze contrattuali imposero che venissero commercializzati come 45 giri i due brani del progetto già registrati:Penny Lane e Strawberry Fields Forever.[144] Veniva così pubblicato un 45 giri dal doppio lato A, cioè con due pezzi di pari livello (cosa questa "inventata" proprio per i Beatles e avvenuta per la prima volta nel 1965 con Day Tripper/We Can Work It Out).[145] Ciononostante, Sgt. Pepper conservò un'apparente compattezza, dovuta alle innovazioni sonore introdotte[146] e al momento particolarmente ricettivo del pubblico, a dispetto della disomogeneità qualitativa dei brani presenti nel disco. Anni dopo, John Lennon avrebbe rivendicato l'individualità dei suoi pezzi (Lucy in the Sky with Diamonds, A Day in the Life i più notevoli) affermando che sarebbero potuti stare in qualunque 33 giri dei Beatles, negando implicitamente che Sgt. Pepper fosse un album a tema.
L'uscita del disco provocò uno strappo nel panorama musicalemainstream: l'album rappresentava,infatti,l'apice di un percorso artistico intrapreso già dagli stessi Beatles con Rubber Soul e che era proseguito con le pietre miliari del 1966 americano, ovvero gli album dei Byrds, dei Beach Boys (Pet Sounds) e di Bob Dylan (Blonde on Blonde). Da questo momento la musica pop poteva a ben diritto essere considerata arte.[147] Nella copertina dell'album c'è un messaggio ironico all'indirizzo del loro gruppo rivale, costituito dalla frase "Welcome The Rolling Stones", stampata sulla maglietta di un pupazzo dalle fattezze di una bimba col viso di Shirley Temple. Jimi Hendrix rese onore all'uscita dell'album producendo rapidamente una cover del brano di apertura,[148] spesso eseguita durante i suoi concerti.
Il 25 giugno il gruppo registrò dal vivo negli studi EMI la lennoniana All You Need Is Love, che sarebbe diventata l'inno deifigli dei fiori e della Summer of Love;[149] lanciata in mondovisione durante la prima trasmissione internazionale televisiva via satellite, rappresentò simbolicamente tutto il movimento artistico musicale britannico e la nascente generazione dell'amore. Famosi, ma non infallibili; così i Beatles si scoprirono in quei mesi: tra le altre cose, il loro terzo film (destinato alla televisione) Magical Mystery Tour, di cui firmano – e sarebbe stata l'unica volta – la regia, si sarebbe rivelato un fiasco.[150]
Magical Mystery Tour uscì come EP in Gran Bretagna con le sole sei canzoni del film, mentre in America (e in Italia) fu pubblicato un LP comprendente tutti i singoli del 1967, tra cui Strawberry Fields Forever e Penny Lane, i due grandi esclusi di Sgt. Pepper. Magical Mystery Tour venne concepito come un piccolo Sgt. Pepper, con la roboante canzone iniziale, appunto Magical Mystery Tour, di McCartney, un corpo centrale e un pezzo finale di John Lennon, I Am the Walrus, dal sapore psichedelico; ispirata da un poema di Lewis Carroll, The Walrus and the Carpenter, contenuto in Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, è una delle canzoni più notevoli in assoluto di Lennon,[151] tanto che gli Oasis, grandi estimatori dei Beatles, la inserivano spesso tra i brani finali dei loro concerti.
Il 27 agosto,[152] il loro scopritore e manager storico Brian Epstein sarebbe stato trovato morto nella sua stanza per un letale mix di alcool e psicofarmaci. La complessa macchina organizzativa e soprattutto amministrativa del gruppo si trovò così all'improvviso senza una guida.[153] I Beatles ricevettero la notizia mentre erano a Bangor, nel Galles, a un convegno organizzato dal Maharishi Mahesh Yogi, riguardante la meditazione trascendentale.[152]
I primi contrasti (1968)
Il 1968 si aprì con un viaggio in India a Rishikesh, presso Maharishi Mahesh Yogi, alla scuola di pensiero della "rigenerazione spirituale" di cui i Beatles erano nel frattempo diventati adepti. Al ritorno dall'India, John e Paul volarono a New York per il lancio della loro società di produzione ribattezzata "Apple" e che aveva per simbolo una mela verde. Con la loro società, essi spiegarono, volevano offrire la possibilità a tutti gli artisti che avevano qualcosa da dire, fossero essi musicisti, scrittori, cineasti, di potersi esprimere senza passare dalla dura gavetta e dalla spasmodica ricerca di qualcuno che gli desse fiducia come era capitato a loro.[154][155]
Paul disse in una conferenza stampa che l'idea era quella di un "comunismo occidentale".[156] Di fatto l'attività principale della Apple fu la produzione dei loro dischi, che dal White Album in poi iniziarono ad apparire con l'etichetta della mela verde, intera su un lato del disco e tagliata a metà sull'altro. Si trattò di un'impresa velleitaria che risucchiò molto denaro[157] e dette risultati assai modesti rispetto alle aspettative artistiche, anche se alla fine uscirono per la Apple dischi di autori di talento, come il giovane James Taylor.[158]
Con il contributo anche di molti brani composti durante il loro soggiorno presso l'ashram himalayano del Maharishi nacque il doppio The Beatles (soprannominato White Album per la copertina completamente bianca), uscito nel novembre del 1968. Nel disco è evidente come il gruppo stesse perdendo la propria coesione,[159] in quanto ogni brano riporta l'identificabile cifra stilistica del suo autore, ma anche in positivo il prepotente emergere come compositore di George Harrison (sua infattiWhile My Guitar Gently Weeps, che si segnalò anche per l'inedita presenza alla chitarra solista di Eric Clapton). Alcuni brani (Revolution 9, Piggies, Blackbird e soprattutto Helter Skelter) furono distorti dalla mente ossessionata di Charles Manson, che li interpretò come un messaggio inviatogli dai Beatles in cui veniva sollecitato a prepararsi a un prossimo scontro razziale,[160] e fu proprio "Helter Skelter" il nome che Manson diede al futuro conflitto fra bianchi e neri.[161]
L'album presenta particolarissimi spunti innovativi psichedelici e di musica ambient-alternativa come Revolution 9 e alcune sonorità di contaminazione jazz, blues e musica etnica. In quel periodo i percorsi della musica cosiddetta "alta" e della musica "bassa", per così dire, si incrociarono e da questi accostamenti nacquero progetti, suite, opere sempre più avveniristici. Il disco ebbe uno strepitoso successo di vendite;[162] tuttavia, nonostante il trionfo, i quattro musicisti si accorsero di non avere più tra loro quella sintonia dei primi tempi.[163]
La fine (1969-1970)
Per questi motivi e per rimediare ai sempre più frequenti contrasti interni (dovuti anche alla presenza ingombrante della nuova compagna di Lennon, Yoko Ono), nacque l'idea di "tornare alle origini" con un disco più spontaneo e meno ricercato, registrato in diretta senza le ricercatezze e le elaborazioni in studio dei loro ultimi lavori.[164] Il progetto, dal nome Get Back, prevedeva anche un film sulla sua realizzazione e il ritorno di una esibizione dal vivo.
Le riprese delle sedute di registrazione furono affidate al regista Michael Lindsay-Hogg. Venne così immortalato un litigio tra Paul e George a proposito del modo in cui il chitarrista "interpretava" la musica di McCartney: un episodio che ben rifletteva le tensioni latenti nel gruppo.[165]
Le riprese, iniziate negli inospitali studi cinematografici di Twickenham a Londra, poi abbandonati per uno studio casalingo alla Apple Records in Savile Row, sarebbero diventate un film uscito con lo stesso titolo dell'album, Let It Be - Un giorno con i Beatles, destinato a restare – e a farli restare – nella storia della musica pop. Dopo molte ipotesi – tra cui quelle di tenere un concerto di chiusura su una nave, in un anfiteatro in Tunisia o nella cattedrale di Liverpool – il palcoscenico, l'ultimo stage, divenne la terrazza del loro quartier generale londinese, la Apple, al numero 3 di Savile Row dove, il 30 gennaio del 1969, ebbe luogo il loro ultimo concerto dal vivo.[166]
Il pubblico era costituito, oltre che dagli operatori addetti alle riprese cinematografiche del concerto, da una manciata di fortunati curiosi, per lo più impiegati dello stesso stabile, che scalando comignoli e tetti, mai potevano immaginare che sarebbero stati fortunati testimoni di un evento. In strada, per contro, decine e decine di poliziotti faticavano a tenere a bada ancora una volta la massa di fan che avevano appreso in qualche modo la notizia dell'esibizione. Tuttavia, già dopo le incisioni di gennaio 1969, i Beatles persero entusiasmo per il film Get Back e per l'omonimo disco. Perciò lasciarono i nastri al tecnico del suono Glyn Johns, che fu incaricato di mixare il materiale. Johns si mise al lavoro, preparando in varie sedi e in tempi diversi alcune varianti di acetati che potevano costituire altrettante versioni dell'album; i risultati del lavoro del tecnico non ricevettero però grande attenzione né videro mai la luce, almeno nella discografia ufficiale della formazione.[167]
Con la scusa dei ritardi nella confezione dell'album e nella post produzione della pellicola, Get Back venne più volte rimandato. I problemi erano effettivamente altri: i piccoli rancori personali e i grandi disastri finanziari scaturiti dalla Apple. L'ingresso del manager Allen Klein, destinato a risanare il grave deficit, fu osteggiato dal solo Paul, il quale propose lo studio dell'avvocato Eastman, il padre di Linda.[168] Su quella disputa, importante eppure in altri tempi probabilmente superabile, i quattro ruppero del tutto i rapporti[169] e poco dopo persero anche il controllo sulla Northern Songs,[170] che controllava i diritti editoriali di quasi tutto il catalogo dei Beatles.
L'unica che premeva per avere un disco nei negozi entro la fine dell'anno era la EMI, che riuscì a mandare in porto una tregua temporanea: tra luglio e agosto, negli studi di Abbey Road, richiamato George Martin che li aveva abbandonati dopo il White Album perché stanco dei continui litigi,[171] i Beatles scrissero, provarono e registrarono le ultime canzoni della loro storia. Neppure un mese dopo fu pronto Abbey Road, il testamento artistico che conteneva capolavori quali Come Together, Here Comes the Sun e Something. In Abbey Road i Beatles utilizzarono il moog nei brani Because e Maxwell's Silver Hammer[172]. Il disco, l'ultima opera del quartetto di Liverpool, a parere unanime risultò essere un lavoro di eccellente levatura.[173][174]
Mentre McCartney stava registrando i brani del suo primo album da solista, Lennon aveva da poco esordito in concerto con il suo nuovo gruppo, la Plastic Ono Band. Il 3 gennaio del 1970, Paul, George e Ringo effettuarono l'ultima seduta a nome Beatles e registrarono una canzone di Harrison, I Me Mine, ultima aggiunta all'album. Poche settimane dopo, Paul comunicò ai compagni l'intenzione di abbandonare il gruppo. Dopo l'uscita di Abbey Road, Harrison e Lennon, all'insaputa di McCartney, chiamarono l'affermato produttore Phil Spector per affidargli i nastri di Get Back: nastri che Spector in alcuni casi rielaborò appesantendoli con gli effetti del "muro del suono", tecnica di sua ideazione.[175]
Il prodotto che ne derivò è l'album Let It Be, che sarebbe uscito un mese dopo l'intervista con cui McCartney annunciò l'abbandono del gruppo[176] dopo aver ascoltato le modifiche apportate da Spector alla sua The Long and Winding Road:[177] fu l'atto finale. Sarebbero seguite diverse cause legali, ma anche quattro carriere soliste certo non paragonabili tra loro (e difficilmente accostabili a quella del complesso unito) e un'eredità pesantissima. A distanza di più di trent'anni, nel 2003 fu pubblicata la versione originale dell'album senza nessun ritocco e artificio, Let It Be... Naked[178], disco ancora una volta campione d'incassi e che consacrò, anche nel nuovo millennio, il gruppo di Liverpool.
Stile musicale
Nel corso del decennio che li vide protagonisti, i Beatles andarono incontro a profonde evoluzioni che li portarono a indirizzarsi verso stili diversi. Partiti originariamente dallo skiffle come Quarry Men, si formarono alla scuola del rock and roll[179] prendendo a modello i loro idoli d'oltreoceano fra i quali Chuck Berry, Buddy Holly, Elvis Presley e Little Richard[180] – dai quali oltre ai linguaggi musicali assorbirono moduli interpretativi[181] – e del pop degli Everly Brothers.[182] Per il loro lancio sul mercato discografico e per il loro successivo esordio in spettacoli dal vivo, al fine di conquistare un vasto numero di potenziali fruitori scelsero di mitigare la durezza del loro rock facendo ricorso a sonorità più orecchiabili;[183] si orientarono perciò verso un rock and roll mescolato con elementi pop[3] rifacendosi anche, attraverso composizioni originali oppure cover, allo stile e alle sonorità Motown, con riguardo fra gli altri ad artisti quali Smokey Robinson[184] e il gruppo femminile delleShirelles.[185] La formazione di Liverpool, oltre a raggiungere un'enorme popolarità in patria, conseguì un trionfo nel continente nordamericano fungendo così da apripista al successo di altre formazioni britanniche, un fenomeno musicale che per natura e proporzioni d'impatto sarebbe stato denominato British invasion[186].
Con la maturazione, i Beatles affinarono le tecniche compositive; attraverso l'aiuto del produttore George Martin in alcuni casi ricorsero anche ad arrangiamenti che vedevano l'utilizzo di quartetti d'archi, corni, trombe, flicorni, clavicembali, in uno stile che, per l'impiego di strumenti musicali classici e di modelli stilistici del Settecento europeo, è stato definito baroque pop.[187] Più avanti, in sintonia con le trasformazioni nei comportamenti della loro generazione e con il panorama musicale che si affermava specie negli Stati Uniti, virarono verso il rock psichedelico, in particolare con gli album Revolver e ancor di più Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band.[3] Non mancano nel loro variegato repertorio brani sperimentali, come Tomorrow Never Knows,[188] A Day in the Life[189] e soprattutto Revolution 9;[190] quest'ultima è contenuta nel loro disco eponimo in cui si fanno largo anche esempi di hard rock[191] – Helter Skelter è persino additata come l'antesignana dell'heavy metal.[192]
I Beatles rivoluzionarono anche le tecniche di studio, con l'uso di registrazioni multitraccia ed altre innovazioni, richiedendo allo staff di Abbey Road continue forzature di carattere tecnico[193].
Fra realtà e mito
Le molte (e controverse) informazioni sul gruppo nel suo insieme o sui singoli componenti – rilanciate dalla stampa specializzata e non in una sorta di caleidoscopico tam-tam mediatico – hanno spesso generato leggende e falsi miti tra coloro che nel corso degli anni ne hanno seguito vita e carriera.
La nascita del nome
Informazioni controverse e leggende si intrecciano a proposito della creazione della parola macedonia "Beatles", scelta come nome definitivo del gruppo nell'agosto del 1960.[194]
È un fatto che "Beatles" fu il punto di arrivo di un percorso che portò il gruppo di Lennon, a cui si unirono in seguito McCartney e Harrison, a chiamarsi, anche per periodi molto brevi, con i seguenti nomi: "Black Jacks", "Quarrymen", "Johnny and the Moondogs", "Beatals", "Long John and the Silver Beetles", "Silver Beats", "Silver Beatles".[195]
"Beetles" (coleotteri, scarabei), secondo il giornalista Bill Harry fu suggerito da Stuart Sutcliffe come un riferimento al gruppo di Buddy Holly "The Crickets" ("I grilli")[196]. In una ricostruzione più tarda, Derek Taylor, press agent dei Beatles, sostenne invece che l'idea era venuta a Sutcliffe dopo aver visto il film The Wild One, nel quale Marlon Brando ha a che fare con una gang di motociclisti chiamati "Beetles"; questa versione è però contestata da Bill Harry, in quanto il film fu bandito in Gran Bretagna fino alla fine degli anni sessanta.[197] Sutcliffe suggerì questo nome e Lennon, con uno dei suoi tipici giochi di parole, lo trasformò in "Beatles" per richiamare "beat" (battito, ritmo, termine che dava il nome alla musica in voga a quell'epoca).[198] In questo susseguirsi di alterazioni si inserisce il ricordo del poeta beat Royston Ellis, che avrebbe dato a Lennon e McCartney l'idea di trasformare "Beetles" in "Beatals", partendo dalle parole "beat alls".[199], e quello di Cynthia Powell, secondo la quale il marito John giocava con il nome invertendone le sillabe così da ottenere «les beat», dal seducente suono francese[200].
La frequente associazione in italiano fra il nome dei Beatles e gli scarafaggi è in realtà un errore di traduzione: il nome comune inglese dello scarafaggio è infatti cockroach, mentre con beetles si indicano genericamente i coleotteri, come imaggiolini o gli scarabei.[201][202]
Infine la "leggenda": Lennon dichiarò a più riprese di avere avuto a dodici anni la visione di un uomo su una torta fiammeggiante ("flaming pie") che disse: «Voi sarete Beatles, con una 'A'»,[203][204] rivendicando così la paternità del nome.[195] A ricordo di questo, Flaming Pie nel 1997 divenne il titolo di un album di Paul McCartney.
La presunta morte di Paul
La leggenda più nota, forse la prima leggenda metropolitana del rock, fu quella della morte di Paul McCartney (Paul Is Dead, PID). Nel 1969 fu fatta circolare una voce secondo la quale il bassista sarebbe deceduto tre anni prima in un incidente stradale e sarebbe stato sostituito da un sosia.[205] La leggenda fu poi smentita, ma in qualche modo continuò a suscitare dubbi e interrogativi. Il sosia che avrebbe preso il posto del musicista si chiamerebbe William Campbell, un ex poliziotto che si sarebbe sottoposto a delicati interventi di chirurgia estetica per assomigliare al Beatle.[206] Questo, secondo i seguaci della teoria, spiegherebbe la decisione da parte dei Beatles di non suonare più dal vivo.
Gli indizi della presunta morte di McCartney nella produzione discografica dei Beatles sono molti e riguardano le liriche, i suoni e i prodotti grafici. Alcune frasi di Glass Onion, Don't Pass Me By e Revolution 9, se opportunamente decifrate, forniscono segnali a favore dei sostenitori della leggenda, specie in Revolution 9 con lo schianto di un incidente automobilistico nel collage sonoro e una frase enigmatica se si ascolta il pezzo al contrario. Al termine di I'm So Tired, Lennon farfuglia qualcosa che viene interpretato come "Paul is dead, miss him, miss him".[170]
Le indicazioni più evidenti sarebbero soprattutto da rinvenire nelle copertine: fra di esse, quella di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band con Paul unico a tenere fra le mani uno strumento nero e una misteriosa mano aperta sul suo capo; e soprattutto la copertina di Abbey Road, che mostra i quattro che attraversano la strada come in una processione funebre nella quale John vestito di bianco sarebbe l'officiante, Ringo in nero rappresenterebbe l'agente delle pompe funebri e George sarebbe vestito da becchino; tutti al passo con lo stesso piede tranne Paul, che fra di loro è il solo scalzo con una sigaretta nella mano destra (Paul è mancino) mentre l'automobile sulla sinistra è targata con la sigla "LMW 28 IF", interpretabile come "28 SE", cioè se Paul fosse ancora vivo, avrebbe 28 anni.[207]
Questi indizi (e tantissimi altri) possono essere facilmente contestati considerandoli il frutto di interpretazioni soggettive, spesso derivanti dall'autosuggestione, in taluni casi completamente inverosimili o irragionevoli (anche un mancino può tenere la sigaretta fra le dita della mano destra) e in altri delle forzature della realtà (nel 1969 McCartney avrebbe avuto 27 anni, non 28). Questo però non ha fatto desistere i seguaci della leggenda della morte di Paul. Un'ultima fonte di incertezza arriva dall'Italia; le analisi sul cranio del bassista effettuate da due esperti, inizialmente tese alla definitiva smentita della leggenda, hanno infatti confermato divergenze tra curva mandibolare, padiglioni auricolari, denti e palato nelle foto prima e dopo il 1966, creando sconcerto.[208]
Lo spinello di Buckingham Palace
Il 26 ottobre 1965 i Beatles arrivarono a Buckingham Palace per ricevere la medaglia dell'Ordine dell'Impero Britannico in un'atmosfera di grande eccitazione e con migliaia di ammiratori urlanti che assediavano il Palazzo Reale.[209] La leggenda vuole che i quattro abbiano fumato uno spinello nei bagni della residenza reale per calmare il nervosismo causato dall'ufficialità della cerimonia e questo coincide con l'ammissione che John Lennon fece in seguito. Successivamente George Harrison smentì Lennon, dichiarando che si era trattato di semplici sigarette.[210] Anche in tale circostanza le versioni sono discordanti e, in questo caso, provengono da due strettissimi collaboratori del quartetto: Tony Barrow, presente alla conferenza stampa tenuta al Saville Theatre immediatamente dopo il conferimento dell'onorificenza, tende infatti ad escludere l'assunzione di cannabis, non avendo rilevato nei quattro segni o comportamenti anomali;[211] viceversa Alistair Taylor, che ricevette la confessione di John, afferma che durante la cerimonia al cospetto della regina Elisabetta i Beatles non riuscivano a trattenere la ridarella indotta dall'erba. L'alone di mistero si infittì quando un funzionario di Buckingham Palace dichiarò ambiguamente: «Ovviamente, quando qualcuno si trova a palazzo per una investitura, i servizi igienici sono a sua disposizione».[212] Taylor aggiunge che Lennon – secondo le sue stesse ammissioni – portò a Palazzo con sé due pastiglie di LSD con il proposito di farle scivolare nel tè di Sua Maestà, progetto poi non portato a termine.[213]
Le dichiarazioni di Lennon seguirono le posizioni pubbliche che i Beatles assunsero nel 1967 contro le leggi che criminalizzavano in Gran Bretagna il consumo della cannabis, in particolare in residenze private.[214]
Importanza musicale e culturale
Lascito artistico
Il nome stesso del gruppo evoca l'humus musicale in cui erano cresciuti: la musica beat (oMerseybeat, dal nome del fiume Mersey che attraversa la loro città natale), un nome collettivo che richiamava impropriamente la corrente letteraria statunitense detta Beat Generation, ma in realtà si riferiva al battito come unità del ritmo.[215]
Fin dall'inizio, le canzoni dei Beatles non si limitarono ad attingere al rock and roll e alblues, ma accolsero diverse influenze musicali, dallo skiffle allo stile Motown.[216] A questa varietà di stimoli si aggiunsero via via la competizione con i rivali britannici dei Rolling Stones, il rapporto con Bob Dylan, il confronto a distanza (e i reciproci influssi) con iMonkees, i Byrds e soprattutto i Beach Boys;[217] e ancora, la fascinazione per l'India, l'interesse per le avanguardie musicali[218] e l'attenzione per i movimenti nascenti, ma ancora sotterranei o poco noti; Paul McCartney e George Harrison, rispettivamente nell'aprile e nell'agosto del 1967, visitarono San Francisco, richiamati dalla scena musicale, ma attirati anche dall'ambiente controculturale di Haight Ashbury.[219]
Fondamentale fu anche l'apporto nel campo delle innovazioni tecnologiche, che essi utilizzarono ed esplorarono con curiosità per la registrazione e la manipolazione del suono.[220] Durante gli anni trascorsi dal gruppo negli studi di Abbey Road, proprio per concretizzare le loro idee musicali furono elaborate soluzioni sonore, apparecchiature e tecniche ancora in uso dopo decenni,[221] nonostante il fatto che l'evoluzione tecnica, partita dai registratori a nastro a due piste,[222] dai semplici oscillatori audio e dai microfoni Neumann a valvole, abbia nel frattempo portato all'uso dei computer e delletecnologie digitali.[223] Dopo quasi quindici anni dalle produzioni più innovative dei Beatles, il tecnico Jerry Boys dichiarò nel 1980 che certi suoni presenti in quelle composizioni «sono ancora impossibili da creare, persino con le moderne attrezzature computerizzate a quarantotto piste».[224]
Per il suono psichedelico di alcuni brani dei Beatles (in particolare nel caso diTomorrow Never Knows) si fece ricorso in fase di missaggio ai tape-loops. I quattro musicisti si erano dotati di registratori a nastro con i quali conducevano individualmente esperimenti sonori nelle circostanze più varie.[225] Paul McCartney, che dei quattro si mostrava quello maggiormente attratto da queste ricerche, aveva scoperto che rimuovendo la testina di cancellazione del registratore e incidendo ripetutamente il medesimo nastro, questo si saturava producendo suoni distorti;[226] i nastri in tal modo ottenuti venivano cuciti e fatti poi passare attraverso i registratori di Abbey Road in senso normale, al contrario e a velocità variabili, così da selezionare i più idonei. Questa tecnica, apparentemente casuale ed effimera, avrebbe invece aperto le porte alla musica dei decenni successivi impostata sulla ripetizione ciclica di frasi musicali.[227]
Un'altra innovazione fu in alcuni brani l'uso di strumentazioni indiane. George Harrison aveva scoperto il sitar durante la lavorazione del film Help! e l'aveva sperimentato per la prima volta sul brano Norwegian Wood (This Bird Has Flown) diRubber Soul. Già su Revolver apparve il primo brano di musica indiana, Love You To, al quale seguirono Within You Without You su Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band e The Inner Light, lato B del singolo Lady Madonna, nei quali Harrison al sitar era affiancato, per gli altri strumenti indiani – tabla, dilruba, swordmandel – da musicisti asiatici residenti a Londra.[228] Oltre ai tre brani indicati, di marcato sapore indianeggiante, il sitar appare anche in Tomorrow Never Knows eAcross the Universe.[229]
L'eredità artistica si affida anche alle copertine dei loro album, soprattutto Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band e Abbey Road. Quella di Sgt Pepper – ripresa fra gli altri artisti da Frank Zappa in We're Only in It for the Money[230] – fu la prima copertina della storia del rock che si apriva a libro e che conteneva i testi di tutte le canzoni presenti nel disco.[231] La copertina di Abbey Road è quella più parodiata da decine di gruppi musicali, fra i quali i Red Hot Chili Peppers.[232]
Con le loro doti creative e compositive i Beatles erano riusciti a coniugare dei prodotti fruiti da un'ampia massa di consumatori delle età più varie[233] – e perciò tendenzialmente di facile ascolto – con alcune opere sorprendentemente complesse e ricche di soluzioni originali. Secondo il giudizio di George Martin, Lennon e McCartney «sono stati i Cole Portere George Gershwin della loro generazione»,[234] opinione confortata dal grande numero di cover dei loro brani che si sono susseguite negli anni, a conferma della validità del loro canzoniere e della loro influenza su gruppi delle generazioni musicali successive come i Queen e gli Oasis.[235][236]
Eredità culturale
Le immagini che più simboleggiano l'impatto dei Beatles nella società del loro tempo sono le foto o i filmati di isteria collettiva che accompagnava i loro concerti e i loro trasferimenti nei logoranti tour da un continente all'altro;[237] queste scene testimoniano il fatto che il gruppo fu immediatamente un fenomeno musicale, commerciale e di costume di vastissima eco. Si diffusero gli stivaletti in pelle neri, gli abiti scuri abbottonati in alto e le zazzere a caschetto, nate al tempo dei loro concerti di esordio nei club dell'angiporto di Amburgo all'inizio degli anni sessanta.
Al di là della Beatlemania, i Beatles ebbero negli anni un influsso non solo strettamente musicale, ma anche culturale, letterario, sociologico[238] e mediatico. Oltre ad innovare profondamente il panorama musicale degli anni sessanta, contribuirono all'evoluzione e all'affermazione di mode, costumi e stili di vita.[239] Ad essi è associata la fioritura della Swinging London,[240] uscita dal buio del dopoguerra, con le minigonne a quadretti in bianco e nero inventate da Mary Quant, indossate da Twiggy ed esposte nei mercatini di Carnaby Street. Alla crescente popolarità del gruppo di Liverpool corrispose un vertiginoso aumento delle tirature delle riviste inglesi che si occupavano di musica.[241]
L'immagine dei Beatles si affermò oltre i confini della Gran Bretagna e fu contigua anche a manifestazioni culturali internazionali come la psichedelia, il flower power e la cultura hippy;[242] le copertine dei loro album diventarono esse stesse una forma d'arte e in più casi oggetto di imitazione,[243] proprio mentre oltreoceano fioriva la pop art di Andy Warhol. In un rapporto dialettico, i Beatles influenzarono e al tempo stesso incarnarono la gioventù occidentale nella sua presa di coscienza, intesa in vari sensi: estetica (i capelli lunghi, gli abiti), artistica (le contaminazioni musicali con la musica indiana e la musica d'avanguardia), politica (il pacifismo, l'opposizione alla guerra del Vietnam),[244] sociale (la sensibilità verso i temi dei diritti dei neri, dell'emancipazione femminile e dei diritti civili,[245]) culturale in senso ampio (il misticismo orientale, la filosofia indiana, l'uso delle droghe e le prese di posizione a favore della loro depenalizzazione,[246] gli espliciti riferimenti al sesso) e queste influenze andarono nel tempo ben oltre lo scioglimento del complesso.[247]
Con l'autorevolezza che gli deriva dalla sua esperienza e competenza, il compositore statunitense Aaron Copland evidenzia l'ampio spettro dell'influenza culturale del gruppo quando individua nel fattore Beatles la chiave di comprensione del decennio che li vide diretti protagonisti:
« Se volete conoscere gli anni Sessanta, ascoltate la musica dei Beatles. » |
(Aaron Copland[248]) |
A riprova dello spessore del loro lascito culturale, molte volte i Beatles, assieme o singolarmente, sono stati richiamati in opere musicali, cinematografiche, televisive e perfino ludiche ed è letteralmente impossibile citare ogni riferimento ai quattro musicisti. Quelli che seguono sono solamente alcuni esempi.
- I King Crimson, nel loro album Lizard del 1970, misero in musica gli ultimi difficili momenti della carriera del gruppo di Liverpool. La terza traccia, dal titolo Happy Family, tratteggia le personalità dei quattro Beatles attraverso taglienti allusioni, alcune evidenti, altre oscure e criptiche. Nelle liriche di Happy Family compaiono nell'ordine "brother Judas" (dietro cui si cela Paul McCartney), "uncle Rufus" (Ringo Starr), "cousin Silas" (George Harrison) e "nasty Jonah" (John Lennon). Il riferimento al gruppo è ancora più evidente se si osserva la copertina dell'album: essa è formata da quadri collegati alle diverse tracce e in quello in alto a destra sono riconoscibili i bozzetti dei quattro musicisti.
- Il musical Across the Universe, con colonna sonora basata sulle loro canzoni, contiene numerosissimi riferimenti ai Beatles.
- Una caricatura del gruppo sotto forma di avvoltoi appare nel film d'animazione Disney Il libro della giungla.
- Nella serie televisiva de I Simpsons compaiono, in forma di cartone animato.
- Ringo Starr nell'episodio Spennellando alla grande (2ª stagione).
- George Harrison nell'episodio Il quartetto vocale di Homer (5ª stagione), che è un chiaro riferimento alla storia dei Beatles.
- Paul McCartney nell'episodio Lisa la Vegetariana (7ª stagione).
- John Lennon nell'episodio La paura fa novanta XIX e nella seconda storia di Halloween Come fare carriera nella pubblici-morte si vede Lennon in paradiso che cavalca il "sottomarino giallo" (20ª stagione).
- Tutti e quattro a bordo dello "Yellow Submarine" quando Lisa viene anestetizzata nell'episodio Occhio per occhio, dente per dente (4ª stagione), riferendosi a canzoni quali Lucy in the Sky with Diamonds e Help!.
- Nella serie televisiva de I Griffin, nell'episodio speciale Something, Something, Something, Dark Side, compaiono i Beatles, sempre in forma di cartone animato, ma con lo stesso stile in cui sono disegnati nel film Yellow Submarine; la scena è anche un chiaro riferimento alla canzone Strawberry Fields Forever.
- Una parodia dei Beatles è comparsa in un episodio della serie a cartoni animati Mignolo e Prof., All You Need Is Nacchio, prodotto dalla Warner Bros., dove il quartetto porta qui il nome "Feebles"; nel cartone animato, il topo Mignolo prende il posto del guru Maharishi con il nome di "Topo-Arishi"; mentre dispensa consigli strampalati e canta insieme ai Feebles, il Prof. provoca quello che sarebbe il primo incontro tra "Jim Lemon" e "Yoyo Nono". Nell'episodio si citano le canzoni I Am the Walrus, Magical Mystery Tour, All You Need Is Love, Yellow Submarine, She Loves You, Give Peace a Chance.
- Il film Backbeat del 1994 ritrae l'attività del gruppo nel periodo di Amburgo, concentrandosi sul primo bassista dei Beatles che lasciò la band proprio alla fine di quel periodo.
- Nel 2009, la casa videoludica canadese EA ha pubblicato il videogioco The Beatles: Rock Band, dove è possibile ripercorrere le tappe più significative della carriera della band inglese suonando contemporaneamente chitarra, basso e batteria, oltre a cantare le loro canzoni.
- Il film Nowhere Boy del 2009 tratteggia l'adolescenza di John Lennon dal 1955 al 1960, la sua vita a «Mendips», i suoi rapporti tormentati con la zia Mimi e la madre Julia e la nascita e lo sviluppo dei Quarrymen.
Formazione e collaboratori
- Membri
- John Lennon – voce e cori, chitarra ritmica e acustica, armonica, pianoforte, organo e pianoforte elettrico.
- Paul McCartney – voce e cori, basso, chitarra ritmica e acustica, pianoforte, pianoforte elettrico e organo; talvolta chitarra solista.
- George Harrison – voce e cori, chitarra solista, ritmica, acustica e slide; talvolta sitar, tastiere, sintetizzatore epercussioni.
- Ringo Starr – batteria e percussioni; talvolta voce solista, cori e tastiere.
- Collaboratori
- Brian Epstein – manager
- George Martin – produttore discografico
- Neil Stanley Aspinall – autista, assistente personale e roadie del gruppo.
- Malcolm Evans detto Mal – autista, guardia del corpo e roadie.
- Alistair Taylor – tuttofare soprannominato "Mr Fixit", poi general manager della Apple Corps.
- Derek Taylor – addetto all'ufficio stampa dei Beatles.
Cronologia della formazione
Il quinto Beatle
Diverse personalità hanno affiancato i Beatles sia prima della loro esplosione che durante la loro attività. La stampa e i fan si sono incaricati di creare la figura del "quinto Beatle" come personaggio a cui accreditare una parte di rilievo nel percorso artistico e personale del gruppo: un appellativo di volta in volta attribuito a diverse figure che ruotarono intorno alla storia del gruppo, ciascuna di esse con la propria fisionomia, funzione e importanza. Le principali sono ritenute:
- Stuart "Stu" Sutcliffe. Considerato a lungo il "quinto Beatle", "Stu" Sutcliffe conobbe il coetaneo John Lennon alla scuola d'arte di Liverpool. Bassista della band, quando i Beatles nel 1961 tornarono in Inghilterra rimase ad Amburgo per continuare i suoi studi artistici e soprattutto per amore della fotografa e stilista tedesca Astrid Kirchherr. Nel 1962 morì a causa di un aneurisma cerebrale. Divenne con il tempo uno fra i migliori amici di John, tant'è che questi, in sua memoria, volle inserire il suo volto sulla copertina dell'album Sgt Pepper.[249]
- Pete Best. Batterista, era uno dei migliori strumentisti (nonché uno dei più famosi musicisti) di Liverpool. Molto del successo iniziale dei Beatles prima delle prime incisioni discografiche fu dovuto proprio alla sua notorietà. Dopo il primo provino che ebbe luogo il 6 giugno 1962 agli studi di Abbey Road di Londra, il produttore George Martin si disse insoddisfatto delle sue capacità e ne pretese la sostituzione;[250] lo sgradevole compito di informare il batterista del suo licenziamento toccò a Brian Epstein.[251] Il posto di Pete fu preso da Ringo Starr. Nel 1995, dopo la pubblicazione da parte dei Beatles superstiti di alcuni brani inediti che lo vedevano alla batteria, pare che Best sia stato gratificato di un assegno dell'ordine del milione di sterline, risarcimento postumo per il licenziamento imprevisto di più di trent'anni prima.[252]
- Brian Epstein. Titolare di un negozio di dischi a Liverpool, fu lo "scopritore" del complesso di cui diventò manager alla fine del 1961. Visse nel tormento di non essere pienamente accettato nel mondo musicale e nella sfera dei discografici a causa della sua omosessualità, per la quale erano a quel tempo previsti l'arresto e il carcere, o la reclusione in una clinica psichiatrica.[253] Curò gli interessi del gruppo (talvolta in modo avventato e inesperto) fino alla morte, avvenuta per overdose di medicinali.
- George Martin. Fu il produttore di tutti gli album dei Beatles (con l'eccezione di Let It Be). Di formazione classica, è considerato da molti la persona che fu capace di tradurre le idee dei quattro – incapaci di leggere e scrivere la musica[254] – negli arrangiamenti divenuti storici e nell'innovativa tecnica del suono, ed è perciò in parte responsabile del successo dei Beatles.
- Billy Preston. Musicista di matrice jazz-blues, nell'aprile del 1962 era il tastierista quindicenne del gruppo di Little Richard, ed ebbe modo di familiarizzare con i Beatles allo Star-Club di Amburgo dove si esibivano entrambe le formazioni.[255] Alla fine degli anni sessanta suonò col quartetto di Liverpool, in particolare nell'album Let It Be nei brani Let It Be, I Me Mine e I've Got a Feeling, partecipando anche al film documentario dell'ultimo concerto dei Beatles. Preston collaborò inoltre (con un ruolo abbastanza limitato) anche nell'album Abbey Road, in particolare in I Want You (She's So Heavy) eSomething. È stato l'unico musicista con il quale i Beatles abbiano condiviso il nome sull'etichetta di un disco: il singolo Get Back (1969) figura infatti eseguito da «I Beatles con Billy Preston».
Discografia
Filmografia
Fin dagli esordi, la personalità dei quattro e l'immagine mediatica che li aveva resi famosi ispirarono la possibilità di sfruttare anche cinematograficamente la notorietà del complesso.
Nacquero così due pellicole, A Hard Day's Night (1964) e Help! (1965), entrambe firmate da Richard Lester. Il noto regista fu capace di ricavare da un fenomeno all'epoca ancora potenzialmente effimero come la Beatlemania un'opera, la prima, molto apprezzata dalla critica;[256] il secondo film, seppur permeato di ironia e umorismo nonsense tipico del gruppo, ha lasciato una traccia meno importante dal punto di vista cinematografico.[257]
La successiva incursione del gruppo nella celluloide fu con un anarchico e scombussolato film per la televisione, Magical Mystery Tour, diretto dai Beatles e andato in onda il giorno di Santo Stefano del 1967. Gli ascolti e le critiche furono molto deludenti,[258] anche se il film è stato in parte rivalutato per l'interesse storico e documentario.[259] Il progetto, nato dopo la morte di Brian Epstein, soffre di una mancanza di direzione: alcune voci critiche ritengono che sia stato un progetto essenzialmente di Paul, che non aveva idea della complessità di un simile lavoro.[260]
Dopo il fiasco della pellicola Magical Mystery Tour, il film seguente, Yellow Submarine, fu considerato dai quattro solo un adempimento contrattuale nel quale inizialmente non si sentirono coinvolti.[261] Al lungometraggio, diretto da George Dunning per la parte d'animazione e da Dennis Abey per le sequenze dal vivo, i Beatles si limitarono a fornire solo quattro nuovi brani (alcuni dei quali erano scarti delle sessioni per dischi precedenti).[262] Ciononostante il film, uscito nel 1968, ebbe un grande successo e segnò una tappa importante per il cinema d'animazione.[263]
L'ultimo film dei Beatles – Let It Be - Un giorno con i Beatles – corrisponde a quello che fu il loro ultimo concerto. Il documentario è stato diretto da Michael Lindsay-Hogg nel 1969 e ha avuto un'irregolare distribuzione nell'aprile 1970, cioè dopo lo scioglimento informale del gruppo.
Videografia
I Beatles iniziarono a girare video musicali, per diffonderli mediante le reti televisive di tutto il mondo, fin dal 1965 con Day Tripper e We Can Work It Out. Ciò che li spinse a diffondere le loro canzoni sotto forma di video musicale fu l'impossibilità di apparire ovunque venissero invitati: fu così che decisero di adottare, grazie anche all'estro del manager Brian Epstein e del produttore George Martin, la diffusione di canzoni in video.[264] Il primo videoclip della storia della musica inteso come tale èPaperback Writer, del 1966, seguito da Rain, dello stesso anno, entrambi girati in una serra. Fu per allora una soluzione innovativa, che col tempo diventò una prassi per la promozione di prodotti musicali, usata in special modo da alcuni canali televisivi.[265]
Peter Goldmann, nome suggerito da Klaus Voormann,[266] è il regista svedese che diresse i video promozionali diStrawberry Fields Forever e Penny Lane. Per la prima composizione, il 30 e 31 gennaio 1967 la troupe riprese i Beatles nelKnole Park a Sevenoaks, in un'area del Kent di proprietà del National Trust, creando un'atmosfera surreale che bene si addiceva al brano. Per Penny Lane, lo storico luogo di Liverpool venne ricostruito il 5 febbraio, riprendendo il gruppo nell'East End londinese; poi, in fase di montaggio, queste scene si alternarono alle riprese di alcuni scorci della reale Penny Lane.[267]
Il 10 febbraio, Tony Bramwell coordinò le riprese di uno dei momenti più alti della creatività del gruppo, l'orchestra di 40 elementi che eseguiva il crescendo per A Day in the Life.[268] Il filmato, di valore storico, apparve solo dopo quasi trent'anni, in occasione della pubblicazione dell'Anthology.
Dopo un assemblaggio di videolclip per promuovere Lady Madonna, il successivo video promozionale fu girato nel settembre 1968 dal regista Michael Lindsay-Hogg negli studi di posa di Twickenham per pubblicizzare un altro singolo, Hey Jude/Revolution. I filmati ebbero passaggi sulla TV britannica, principalmente da parte della BBC, mentre la NBC li trasmise negli Stati Uniti.
Altre riprese dei Beatles a Twickenham vennero intercalate alle scene del matrimonio e della luna di miele di John Lennon e Yoko Ono per promuovere il singolo The Ballad of John and Yoko; e infine un collage di spezzoni di scene campestri, in cui figuravano individualmente i quattro Beatles, venne montato sotto la supervisione di Neil Aspinall per lanciare Something.[269]
Apparizioni televisive
Oltre alle esibizioni dal vivo nella classica forma delle tournée, i Beatles devono larga parte della loro popolarità alle loro apparizioni televisive, ospitati e supportati inizialmente dai canali indipendenti. La prima volta che fecero la loro comparsa in TV risale al 17 ottobre 1962, nel programma della Granada TV People and Places (dove sarebbero tornati altre volte). Fu poi la volta di Discs A Gogo, della TWW (Television Wales and the West) eTuesday Rendevouz della stazione ITV, entrambe nel dicembre 1962.
Il 13 gennaio 1963 i Beatles esordirono nella popolare trasmissione di musica pop Thank Your Lucky Stars, della ABC Television di Birmingham, che li avrebbe accolti altre sette volte. ABC At Large li vide nel marzo per la prima volta impegnati in un'intervista a fianco di Brian Epstein e il mese successivo di nuovo alla Granada TV nella prima di una serie di esibizioni al programma Scene At 6.30. Nello stesso mese, finalmente anche la BBC aveva puntato i riflettori sul gruppo, ospitandoli nello spettacolo The 625 Show. Ad agosto fu la volta della Southern Television, per il programma musicale Day By Day e successivamente per un documentario sul Mersey Beat; e il 4 ottobre li vide debuttare nella trasmissione di successo Ready, Steady, Go!.[270] L'esibizione del gruppo al Val Parnell's Sunday Night at the London Palladium, trasmessa in diretta il 13 ottobre 1963 e seguita da quindici milioni di spettatori, rappresenta un punto di svolta non solo nella musica britannica. A quella trasmissione, nella quale i Beatles alternarono musica e gag conquistando il pubblico, si fa risalire secondo molti critici la nascita del termine "Beatlemania".[271]
Fu la Sveriges Television la prima stazione estera che ospitò il gruppo – in tournée in Svezia – a fine ottobre, nel programma Drop In. Il 10 novembre la TV inglese mandò in onda la registrazione del Royal Variety Performance, in cui assieme ad altri artisti i Beatles si erano esibiti la settimana precedente al cospetto della Regina Madre, della principessa Margaret e di Lord Snowdon. In quella circostanza, rispetto al Sunday Night at the London Palladium di appena un mese prima, l'audience televisiva quasi raddoppiò, raggiungendo un numero di spettatori stimato in ventisei milioni.[272]
Ormai divenute celebrità corteggiate, furono protagonisti di svariate altre apparizioni a rotocalchi televisivi locali, trasmissioni per teenager, video promozionali, interviste e programmi pop. Da ricordare il ritorno al Val Parnell's Sunday Night at the London Palladium, a distanza di tre mesi e con il compenso per l'esibizione addirittura quadruplicato, le apparizioni in TV negli Stati Uniti durante i loro tour del 1964 e 1965 – fra le quali quelle al celebre Ed Sullivan Show – e in Australia, dove si trovavano in tournée; la loro puntata a Liverpool, seguiti da Granada TV e BBC 1, la partecipazione negli studi della BBC a Top of the Pops nel giugno del 1966, due concerti dal vivo ripresi e trasmessi dalle televisioni tedesca e giapponese a metà anno,[273] fino alla partecipazione allo spettacolo Our World, il primo programma televisivo in diretta planetaria, il 25 giugno 1967. Si calcola che la trasmissione, in collegamento satellite con ventisei nazioni, fu vista da 350 milioni di persone (150 milioni secondo Roy Carr).[274] In quell'occasione i Beatles cantarono All You Need Is Love, accompagnati dal pubblico di cui facevano parte anche Mick Jagger, Keith Richards, Graham Nash, Eric Clapton e Keith Moon.[275]
Oltre a qualche altra apparizione, la lista non contempla la primissima volta che il gruppo apparve alla TV: si trattò delCarroll Levis Discoveries TV Show, trasmesso dalla Granada TV nel giugno del 1959. Nella circostanza il gruppo non si era presentato come Beatles – nome di là da venire – ma come Johnny and the Moondogs.[276]
Premi e riconoscimenti
- 1963, 27 dicembre. Il Times definisce Lennon e McCartney «i compositori inglesi più eccezionali del 1963», sottolineando che i loro pezzi «costituiscono gli esempi più estrosi e inventivi dello stile che si è andato sviluppando nel Merseyside negli ultimi anni».[277]
- 1963, a fine anno il periodico New Musical Express, a seguito di un sondaggio coi propri lettori, li proclama il gruppo musicale numero uno al mondo.[278]
- 1965, 26 ottobre. I Beatles sono insigniti dell'Ordine dell'Impero Britannico.
- Nel 1988 i Beatles sono inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame.[279]
- 1998, 8 giugno. La rivista Time li inserisce tra le 100 personalità più importanti e influenti del XX secolo, definendoli "la più sorprendente rock-'n'-roll band al mondo".[280]
- Nel 2004 la rivista Rolling Stone colloca quattro dei loro album nei primi dieci della lista dei 500 più grandi album di tutti i tempi.[281]
- Nel 2004 i Beatles vengono ammessi alla Vocal Group Hall of Fame.[282]
- 2005, ottobre. La rivista Variety colloca i Beatles in prima posizione fra le 100 più rilevanti icone del XX secolo.[283]
- 2014, 18 gennaio. La rivista Billboard li pone al primo posto nella classifica dei singoli nella Single Chart americana con venti successi che hanno raggiunto la vetta.[284]
- A loro è dedicata una stella nella Hollywood Walk of Fame.[285]
- Secondo la RIAA, nessun altro artista ha venduto più album negli Stati Uniti (178 milioni).[286]
Grammy Award
Un Grammy Award è stato attribuito a ciascuna delle opere citate e/o a ognuno dei seguenti artisti:[287][288]
- A Hard Day’s Night quale migliore interpretazione vocale dell'anno (1964)
- The Beatles quali migliori artisti esordienti (1964)
- Paul McCartney per Eleanor Rigby quale migliore interpretazione vocale contemporanea (1966)
- John Lennon e Paul McCartney quali compositori di Michelle, miglior canzone dell'anno (1966)
- Klaus Voormann quale miglior grafico per la copertina dell'album Revolver (1966)
- Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band quale miglior album dell'anno (1967)
- Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band quale miglior disco contemporaneo (1967)
- Geoff Emerick quale miglior ingegnere dei suoni per Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967)
- Geoff Emerick e Phil McDonald quali migliori ingegneri dei suoni per Abbey Road(1969)
- Let It Be quale migliore colonna sonora (1970)
- Free as a Bird quale migliore interpretazione vocale dell'anno (1996)
- Free as a Bird quale miglior videoclip breve (1996)
- The Beatles Anthology quale miglior videoclip lungo (1996)
- George Martin e Giles Martin per LOVE quale miglior compilation della colonna sonora (compilation di brani dei Beatles) di film (2007)
- George Martin e Giles Martin per LOVE quale miglior album surround (2007)
Recording Academy Grammy Hall of Fame Award
Un Recording Academy Grammy Hall of Fame Award è stato attribuito a ciascuna delle opere citate:[289]
- l'album Sgt Pepper's Lonely Heart Club Band (1993)
- l'album Abbey Road (1995)
- il singolo Yesterday (1997)
- il singolo I Want to Hold Your Hand (1998)
- il singolo Strawberry Fields Forever (1999)
- l'album Revolver (1999)
- il singolo Eleanor Rigby (2000)
- l'album A Hard Day’s Night (2000)
- l'album Rubber Soul (2000)
- il singolo Hey Jude (2001)
- l'album Meet the Beatles! (2001)
- l'album The Beatles (White Album) (2002)
- il singolo Let It Be (2004)
- il singolo Help! (2008)
Ivor Novello Award
Un Ivor Novello Award è stato attribuito ai Beatles e a ciascuna delle opere citate:[290]
- The Beatles nel 1964 per il più importante contributo alla musica britannica del 1963
- She Loves You quale canzone più diffusa nel 1963
- She Loves You quale disco più venduto nel 1963
- I Want to Hold Your Hand quale secondo disco più venduto nel 1963
- All My Loving quale seconda canzone più importante dell'anno 1963
- Michelle quale canzone più suonata nel 1966
- Yellow Submarine quale singolo più venduto nel 1966
- She's Leaving Home quale migliore canzone britannica del 1967
- She's Leaving Home quale miglior musica del 1967
- She's Leaving Home quale miglior testo del 1967
- Hello Goodbye quale secondo disco più venduto nel 1967
- Hey Jude quale singolo più venduto in Gran Bretagna nel 1968
- Get Back quale singolo britannico più venduto (1972)
- Ob-La-Di Ob-La-Da quale canzone più richiesta alla radio (1972)
Cinema
- Special Award, New York Film Critics Circle Awards, attribuito a Yellow Submarine quale miglior lungometraggio di animazione (1968)[291]
- Special Award, National Society Film Critics Awards, USA, attribuito a George Dunning per il film Yellow Submarine(1969)[291]
- Premi Oscar 1971: Oscar alla migliore colonna sonora per il film Let It Be - Un giorno con i Beatles (1969)[292][293]
Altro
- Best Vocal Disc of the Year attribuito a From Me to You dalla rivista musicale Melody Maker (1963)[294]
- Trustees Award attribuito ai Beatles (1972)[295]
- Trustees Award attribuito a George Martin (1996)[295]
- National Academy of Recording Arts and Sciences President's Award attribuito ai Beatles (2004)[296]
Note
- ^ Frith, 1982, p. 103.
- ^ Kaiser, 1971, p. 18.
- ^ a b c Mauro Vecchio, Beatles - All you need is pop, su ondarock.it, OndaRock. URL consultato il 9 aprile 2015.
- ^ Piero Scaruffi, Il beat, La Storia della Musica Music - Piero Scaruffi. URL consultato il 3 novembre 2015.
- ^ a b (EN) The Beatles - Biography, Rolling Stone. URL consultato il 9 aprile 2015.
- ^ The Beatles nell’Enciclopedia Treccani, treccani.it. URL consultato il 12 dicembre 2013.
- ^ Frith, 1982, pp. 22-3.
- ^ Beatles Fan Clubs & correlate pubblicazioni nel Mondo, tropeamagazine.it. URL consultato il 12 novembre 2014.
- ^ https://www.riaa.com/gold-platinum/?tab_active=awards_by_artist#search_section
- ^ (EN) 100 Greatest Artists of All Time, Rolling Stone. URL consultato il 31 marzo 2013.
- ^ Francesca Paci, Un corso di laurea in Beatles, in La Stampa, 3 marzo 2009. URL consultato il 12 novembre 2014.
- ^ «Oggi in tutto il mondo esistono scuole, college e università dove i Beatles sono argomento di studio, di insegnamento, di analisi e di ricerca». Davies, 2009, p. xii.
- ^ (EN) Daniel Levitin, Beatles on the brain, The Guardian. URL consultato il 31 ottobre 2014.
- ^ Gary Burns, The Beatles and Popular Music Studies, in Womack, 2009, pp. 228-9
- ^ MacDonald, 1994.
- ^ Spitz, 2006, pp. 61-2.
- ^ Baird, 2008, p. 143.
- ^ Spitz, 2006, pp. 63-4.
- ^ Ricorda John Lennon «Fra me e me pensai: è bravo quanto me. Fino a quel momento ero stato io il boss del gruppo, ma allora pensai: che cosa accadrà se lascio che si unisca a noi? Mi venne in mente che avrei dovuto tenerlo a bada, se gli permettevo di entrare nella band. Ma era proprio bravo, quindi probabilmente ne valeva la pena». In Davies, 2002, p. 77.
- ^ Miles, 1997, p. 32.
- ^ Spitz, 2006, pp. 81-82.
- ^ Harry, 2001, p. 84.
- ^ Spitz, 2006, p. 112.
- ^ Lewisohn, 2005, pp. 12-20.
- ^ Norman, 1981, pp. 98, 105.
- ^ Miles, 1997, p. 61.
- ^ Harry, 2001, pp. 792-793.
- ^ Bramwell, 2006, p. 40.
- ^ L'arruolamento fu facilitato dal fatto che i Blackjacks erano in via di scioglimento. Harry, 2001, p. 141.
- ^ Harry, 2001, p. 29.
- ^ Norman, 1981, pp. 136, 154-7.
- ^ Smentì Paul: «C'è una teoria secondo cui sarei stato io a darmi da fare perché Stu lasciasse il gruppo così da assicurarmi il posto di bassista. Figurarsi! Nessuno vuol suonare il basso […]» in Miles, 1997, p. 67.
- ^ Hill, 2007, p. 13.
- ^ Brown, 2002, p. 43.
- ^ Lewisohn, 2005, p. 42.
- ^ Lewisohn, 2005, p. 69.
- ^ Harry, 2001, p. 717.
- ^ Harry, 2001, p. 415.
- ^ Lewisohn, 2005, p. 86.
- ^ Brown, 2002, p. 44.
- ^ Miles, 1997, p. 71.
- ^ «Nella primavera-estate del 1961 le ragazze letteralmente sembravano cadere ai piedi dei Beatles [...], li guardavano in adorazione, poi crollavano sulle ginocchia davanti al palco, stringendosi convulsamente la testa e piangendo». Bramwell, 2006, p. 48.
- ^ Norman, 1981, pp. 183-185.
- ^ Bill Harry, diversamente, afferma con sicurezza che Epstein aveva già letto e sentito parlare del gruppo. Cfr. pag. 4 diCynthia’s “John”, Mersey Beat. URL consultato il 10 gennaio 2011. Hunter Davies in parte giustifica la mancata conoscenza del gruppo da parte di Epstein: «Era interessato soltanto a quei gruppi che avevano prodotto dischi, perché erano i dischi che lui vendeva. [...] Nessuno dei gruppi di Liverpool di cui si parlava sul Mersey Beat avevano realizzato un disco [...]». In Davies, 2009, p. 123.
- ^ Così Alistair Taylor ricorda le perentorie raccomandazioni di Brian Epstein ai quattro musicisti: «Voglio che abbiate un aspetto molto più elegante. Sul palco non dovete bere, fumare, masticare gomma né imprecare. Il pubblico non è lì per parlare, perciò quando siete sul palco non dovete chiacchierare con le ragazze. E siate puntuali. [...] Ricordatevi che adesso siete dei professionisti». Taylor, 2011, p. 30.
- ^ Rodriguez, 2012, p. 33.
- ^ Lewisohn, 2005, p. 63.
- ^ Spitz, 2006, pp. 180-181.
- ^ Secondo Epstein, quella circostanza richiedeva "materiale sofisticato", Barrow, 2005, p. 18.
- ^ Norman, 1981, p. 195.
- ^ Cinque brani dei quindici registrati in quell'occasione sono stati pubblicati in The Beatles Anthology 1, 1º CD, tracce 15-19 - Apple Records 1995.
- ^ È quanto afferma lo stesso Smith. Riportato in Badman, 2007, p. 39.
- ^ Qualcuno lo paragonò al rifiuto da parte della 20th Century Fox del film Via col vento. In Davies, 2009, p. 185.
- ^ Harry, 2001, p. 239.
- ^ Davies, 2009, p. 134.
- ^ Schreuders-Lewisohn-Smith, 1994, p. 31.
- ^ Spitz, 2006, p. 187.
- ^ Alistair Taylor, collaboratore di Epstein, testimonia di aver appreso in seguito che il manager, pur di raggiungere lo scopo di ottenere un'audizione, minacciò i dirigenti EMI di interrompere i contatti commerciali con la casa discografica sospendendo la distribuzione dei loro prodotti musicali. Taylor, 2011, p. 56.
- ^ Scrive Geoff Emerick: «George [Martin] non conosceva il linguaggio della musica pop». Emerick, 2007, p. 98.
- ^ Martin, 1994, p. 112.
- ^ Harry, 2001, p. 489.
- ^ Come lo stesso George Martin ammise, «l'accordo stipulato per loro era tutt'altro che vantaggioso». Harry, 2001, p. 271.
- ^ Martin, 1994, p. 123.
- ^ Inglis, 2012, pp. 138-140.
- ^ Così Lennon avrebbe spiegato la sostituzione: «Pete Best è un grande batterista. Ringo Starr è un grande Beatle». Barrow, 2005, p. 59.
- ^ In una conversazione con Robert Deardoff nel 1965 Ringo dichiarò: «Era il 1962. Poi il batterista [Pete Best] si è ammalato di nuovo e io ho suonato ancora con loro. Penso di aver suonato così, be' otto o nove volte, come rimpiazzo, una serata alla volta». In Sawyers, 2010, p. 410.
- ^ Norman, 1981, p. 219.
- ^ Walter Everett, nel suo saggio Le prime registrazioni della EMI - il nuovo batterista Ringo Starr, sostiene che i tre Beatles, prima di richiedere la collaborazione a Ringo, si rivolsero a Johnny Hutchinson dei Big Three, che non accettò l'offerta. Riportato in Sawyers, 2010, p. 420.
- ^ «Vogliamo suonare le nostre cose». Lewisohn, 1990, p. 50.
- ^ Emerick, 2007, pp. 46, 49.
- ^ MacDonald, 1994, p. 55.
- ^ Barrow, 2005, p. 20.
- ^ «Brian comprò interi scatoloni di Love Me Do. Poi, quando entrò in classifica, ne comprò altre migliaia». in Spitz, 2006, p. 227. A Liverpool correva anche voce che le diecimila copie di Love Me Do fossero state acquistate da Queenie Epstein, la madre di Brian. Lo riporta Tony Bramwell in Bramwell, 2006, p. 80.
- ^ Di Mauro, 1998, p. 30.
- ^ Spitz, 2006, pp. 234 e seg.
- ^ Di Mauro, 1998, p. 31.
- ^ Schreuders-Lewisohn-Smith, 1994, p. 43.
- ^ Norman, 1981, p. 279.
- ^ Spitz, 2006, p. 181.
- ^ Davies, 2009, p. 186.
- ^ Davies, 2009, p. 185-188.
- ^ Ingham, 2005, p. 244.
- ^ Harry, 2001, p. 741.
- ^ Lewisohn, 2005, pp. 98-102.
- ^ Harry, 2001, p. 742.
- ^ Harry, 2001, p. 743.
- ^ Lewisohn, 2005, pp. 126-127.
- ^ Ingham, 2005, pp. 199-206.
- ^ Nei concerti di Sydney del 1964, un tecnico misurò il livello di rumore delle urla che accolsero i Beatles sul palco e lo valutò in 114 decibel. Per avere una pietra di paragone, un Boeing 707 in volo produceva dai 90 ai 100 decibel. Questo fece scrivere ai giornali che «i fan dei Beatles fanno il rumore di un jet in volo». Harry, 2001, p. 720.
- ^ Alla fine dei concerti, per evitare l'assalto dei fan, il gruppo faceva uso di automobili civetta, autoblinde della polizia e talvolta di tunnel sotterranei che permettevano di oltrepassare gli assembramenti. Epstein, 2013, pp. 107-108.
- ^ Al Cow Palace di San Francisco, mentre i fan attorniavano pericolosamente la limousine destinata a trasportare i Beatles in albergo dopo il concerto, i quattro si travestirono da infermieri e sgattaiolarono in ambulanza. In Davies, 2009, p. 213.
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- ^ La celebrità raggiunta era tale che a Liverpool le richieste di biglietti furono quasi venti volte superiori alle capacità del teatro, raggiungendo la cifra di 40.000. Ingham, 2005, p. 354.
- ^ I concerti programmati erano tre, ma vista l'enorme richiesta di biglietti, il secondo e il terzo spettacolo serale furono preceduti da un concerto pomeridiano. Barrow, 2005, pp. 181, 185.
- ^ A Manila, i quattro musicisti, attesi a un ricevimento nella residenza presidenziale, si erano rifiutati di parteciparvi, causando una reazione che in qualche momento rischiò di determinare serie conseguenze per la loro incolumità. Davies, 2009, p. 210.
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- ^ Il Ku Klux Klan aveva lanciato esplicite minacce sulla sicurezza dei Beatles qualora fossero mai arrivati in America. Brown, 2002, p. 194.
- ^ Ad appesantire l'atmosfera, una sensitiva – la stessa che aveva predetto l'uccisione del presidente Kennedy – profetizzò la morte dei Beatles in un incidente aereo. In Davies, 2009, p. 213.
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- ^ Paul McCartney così descrive l'approccio sperimentale seguito: «"Provateci soltanto, per amor nostro. Se ne esce una schifezza, va bene, la molliamo. Ma potrebbe anche venir bene". Li spingevamo sempre avanti: Più forte, più in là, più a lungo, di più, diverso!» In Lewisohn, 1990, p. 29.
- ^ Hunter Davies, sulla base di un ritaglio di giornale avuto nel 1968 da John Lennon e del quale ha individuato la data esatta, anticipa l'introduzione del nome "Beatles" alla prima decade di giugno del 1960. Lo studioso non specifica il momento della scoperta, si limita a dire che ciò è avvenuto «soltanto recentemente» [rispetto alla pubblicazione della sua biografia]. In Davies, 2009, p. xxxi.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Enciclopedie[modifica | modifica wikitesto]
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Titoli monografici[modifica | modifica wikitesto]
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Varia[modifica | modifica wikitesto]
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- Derek Taylor, Estate d’amore e di rivolta, Milano, ShaKe Edizioni Underground, 1997, ISBN 88-86926-26-X. (It Was Twenty Years Ago Today, Bantam, New York, 1987)
- (EN) Kenneth Womack (a cura di), The Cambridge Companion to The Beatles, Cambridge, Cambridge University Press, 2009, ISBN 978-0-521-68976-2.
Letture aggiuntive[modifica | modifica wikitesto]
- Alan Aldridge, Il libro delle canzoni dei Beatles, Mondadori, Milano, 2001. ISBN 88-04-43294-2 (The Beatles Illustrated Lyrics, Macdonald, London, 1969)
- Maurizio Angelucci, Gli Inclonabili - The Beatles, Edizioni Cinque Terre, 2008. ISBN 978-88-97070-05-4
- Marco Bonfiglio, Beatles For Sale - Il Romanzo, Fermento, Roma, 2005. ISBN 88-89207-28-0
- Umberto Buldrighini, Gianni Oliva, Dopo i Beatles Musica e Società negli anni '70, Carabba, Lanciano, 2003. ISBN 88-88340-56-4
- Peter Ciaccio, Il vangelo secondo i Beatles - Da Mosè ai giorni nostri passando per Liverpool, Claudiana, Torino, 2012,ISBN 978-88-7016-907-2
- Raffaele Ciccaleni, The Beatles, Lato Side editori, Roma, 1981.
- Alan Clayson, The Beatles Box, Mondadori, Milano, 2003. ISBN 978-88-04-53477-8
- Alan Clayson, The Beatles, Mondadori, Milano, 2004. ISBN 978-88-04-53477-8
- Roberto Colonna, Dalla prospettiva degli scarafaggi, in Napolipiù - La verità, 8 dicembre 2005
- Roberto Colonna, Sgt. Pepper´s Lonely Hearts Club Band: la dimensione onirica e la poetica del cambiamento, inMusica/Realtà, n. 96, novembre, LIM, Lucca, 2011, ISBN 978-88-7096-663-3
- Alberto Durazzi e Luigi Luppola, The Beatles Italian Tour, Roma, Coniglio Editore, 2008. ISBN 8860631068 ISBN 978-8860631060
- Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini, La rivoluzione bianca della banda dei quattro, in L'Osservatore Romano, 22 novembre 2008.
- Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini I sette anni che sconvolsero la musica, in L'Osservatore Romano, 10 aprile 2010.
- Donatella Franzoni e Antonio Taormina (a cura di), Beatles tutti i testi. 1962-1970, Arcana Editore, Milano, 1992. ISBN 978-88-7966-010-5
- George Harrison, I Me Mine, Rizzoli, Milano, 2002. ISBN 88-7423-014-1 (I Me Mine, Chronicle Books, San Francisco, 2002)
- Michelangelo Iossa e Roberto Caselli, The Beatles, Collana "Legends Classic Rock", Editori Riuniti, Roma, 2003. ISBN 88-359-5352-9
- Michelangelo Iossa, Le Canzoni dei Beatles, collana "Pensieri e Parole", Editori Riuniti, Roma, 2004. ISBN 978-88-359-5614-3
- Michelangelo Iossa, Campi di Celluloide per Sempre: il Cinema dei Beatles, volume "Rock Around The Screen", Liguori Editore, Napoli, 2010
- (FR) Eric Krasker, Les Beatles - Enquête sur un mythe 1960-1962, Paris, Séguier, 2003. ISBN 2-84049-373-X
- (FR) Eric Krasker, Les Beatles - Fact and Fiction 1960-1962, Paris, Séguier, 2009. ISBN 978-2-84049-523-9
- Lapham Lewis, I Beatles in India. Altri dieci giorni che cambiarono il mondo, Roma, Collana Assolo, E/O, 2007, ISBN 978-88-7641-762-7. (With the Beatles, Melville House Publishing, New York, 2005)
- William Mandel, Beatles proibiti, Edizioni Blues Brothers, 2009. ISBN 978-88-8074-053-7
- Alfredo Marziano e Mark Worden, Penny Lane - Guida ai luoghi leggendari dei Beatles, Giunti, Firenze, 2010. ISBN 978-88-09-74526-1
- Steve Matteo, Let It Be, Sublime, 2005. ISBN 978-88-902083-1-7 (The Beatles' Let It Be, The Continuum International Publishing Group Ltd, New York, 2004)
- David Quantick, Revolution - Storia del White Album dei Beatles, il Saggiatore, Milano, 2006. ISBN 88-428-1196-3(Revolution. The Making of the Beatles' White Album, Unanimous Ltd, London, 2002)
- Corrado Rizza, Beatles dolce vita - Storie vere Roma Italia 65, Ediz. italiana e inglese, Lampi Di Stampa, 2005.
- Daniele Soffritti, I Beatles dal mito alla storia, Roma, Savelli editore, 1980.
- (EN) John Swenson, The Beatles. Yesterday & Today, Zebra Books, New York, 1977. ISBN 978-0-89083-367-4
- (EN) Richie Unterberger, The Unreleased Beatles - Music & Film, Backbeat Books, San Francisco, 2006. ISBN 0-87930-892-3
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Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikiquote contiene citazioni di o su i Beatles
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sui Beatles
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Sito ufficiale, beatles.com.
- The Beatles, su Open Directory Project, Netscape Communications. (Segnala su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "The Beatles")
- (EN) Museo sui Beatles a Liverpool, beatlesstory.com.
- Risorsa sui Beatles con particolare attenzione ai testi, tuttobeatles.com.
- Chiedi chi erano i Beatles, tutto sulla band più amata di tutti i tempi, chiedichieranoibeatles.it.
- Speciale Beatles de IlSussidiario.net - Ritorno ad Abbey Road, analisi di tutti i dischi dei Fab Four, ilsussidiario.net.
- (EN) Trascrizioni delle interviste rilasciate dai Beatles, beatlesinterviews.org.
- (EN) Testi dei Beatles, songslyrics.atspace.com.
- (EN) Discografia completa - Confronto UK/USA, beatlesarchive.altervista.org.
- G. Fiorentino e G. Vallini, La rivoluzione bianca della banda dei quattro, in L'Osservatore Romano, 22 novembre 2008,wumberlog.splinder.com.
- Sito Ufficiale Beatlesiani d'Italia Associati, beatlesiani.com.
- Portale italiano sui Beatles, contenente notizie, testi, accordi, curiosità, beatlemania.it.
- (EN) Per Myrstem, "Who is the main composer of Beatles' songs? (Lista delle canzoni dei Beatles, con indicazione di compositori e cantanti), icce.rug.nl.
- (EN) Analisi delle canzoni dei Beatles da parte del musicologo Alan W. Pollack, icce.rug.nl.
- (EN) M. Heuger: "Beabliography", Bibliografia sui Beatles con più di 400 titoli, icce.rug.nl.
- The Beatles, YouTube.
- The Beatles, su Last.fm.
- (EN) The Beatles, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) The Beatles, su Discogs, Zink Media.
- (EN) The Beatles, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
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